Stefano Fassina, deputato di Leu e consigliere comunale di Sinistra per Roma, sullo sgombero dell’ex scuola occupata a Primavalle (Roma), parlando a Radio Cusano Campus ha detto: “Ieri abbiamo cercato di evitare lo sgombero che era stato deciso con un’enorme dispiegamento di forze, anche se devo riconoscere che la gestione della polizia è stata assolutamente professionale e attenta ad evitare qualsiasi tipo di danno alle persone”.
“Però ieri è stata una giornata di fallimento totale della politica e delle istituzioni perché non si deve arrivare ad affrontare in modo emergenziale e improvvisato un problema sociale profondo, noto, diffuso come quello della casa. Lì non c’erano delinquenti, ma delle famiglie in condizioni di necessità che hanno occupato per disperazione. Perché a Roma ci sono 12mila famiglie in lista d’attesa per le case popolari e quella lista non scorre oppure scorre molto lentamente. Si deve partire da qui. Fare gli sgomberi senza avere affrontato il problema che dà vita agli sgomberi significa fallimento politico totale a tutti i livelli. Ieri l’assessore Baldassarre è riuscita a trovare una sistemazione emergenziale che però non è la soluzione del problema. Soltanto chi non è mai stato in quelle situazioni abitative può pensare che lì ci sia la pacchia e che quelle siano situazioni che uno si sceglie. Sono situazioni che vanno superate, ma non attraverso gli sgomberi improvvisati, serve un piano nazionale, regionale e comunale di case popolari. Ci sono tanti immobili pubblici che si potrebbero ristrutturare a Roma, ci sono 140mila appartamenti sfitti, perché non è possibile fare un contratto per sistemare quelle decine di migliaia di famiglie che sono senza casa. Il governo nazionale anziché fare proclami su facebook dovrebbe affrontare la situazione, così come Regione e Comune”.
Sull’incontro di ieri al Viminale tra Salvini e le parti sociali, con la presenza di Armando Siri. “E’ una situazione strana. E’ vero che Salvini è vicepremier, ma il ministro dell’interno non mi pare abbia deleghe economiche. Questo fa parte dell’offensiva propagandistica permanente. In un governo normale è il premier o il ministro dell’economia che convoca le parti sociali. Dopodichè non se la possono prendere con chi è andato all’incontro. Se chi ha le massime competenze sui temi economici ignora le parti sociali, è evidente che le parti sociali vanno da chi li chiama. Non si capisce se era un incontro politico, con la presenza di Siri, oppure se era istituzionale. La storia della flat tax è molto pericolosa, fare la flat tax vuol dire meno sanità, meno servizi sociali, meno trasporti pubblici. Siccome questi signori hanno promesso di rispettare gli impegni economici con Bruxelles, si riducono le tasse ai livelli di reddito più elevati, si perde gettito e per compensarlo tenendo fermo l’obiettivo di deficit, si taglia sanità, scuola pubblica, le pensioni. I cittadini sappiano che quando sentono flat tax devono associarlo ai tagli ai servizi sociali. C’è la propaganda e poi ci sono le conseguenze sulla vita delle persone. Qualcuno risparmia 10 euro al mese di tasse, ma pagherà i ticket più elevati, la mensa dei figli più cara, ecc…”.