Il pericolo è di essere accusati di sessismo oppure di discriminazione: nella riunione annuale della Society for Neuroscience il tentativo di studiare le differenze tra il cervello degli uomini e quello delle donne è stato accolto con disagio crescente. Parlare di differenze innate, infatti, sembra poco scientifico, più un pregiudizio che altro. Allora sono solo differenze di natura culturale? Sembrerebbe di no.
Melissa Hines, psicologa presso l’Università di Cambridge, ritiene che, se le scimmie di sesso maschile preferiscono le automobiline e i roditori di sesso femminile hanno minore abilità nell’orientamento, non può essere solo una questione di condizionamento sociale. Il problema è che bisogna evitare generalizzazioni: Janet Hydes, dell’Università del Wisconsin, ha osservato che le differenze sessuali nelle prestazioni matematiche negli ultimi 20 anni sono sparite, ma restano alcune differenze: ad esempio nei maschi si evidenzia una maggiore abilità nel costruire immagini mentali di forme tridimensionali. I nostri ormoni influenzano il modo di pensare, questo è certo, ma è anche vero che l’esperienza personale ‘interferisce’ con i nostri ormoni: il cervello umano funziona come un computer, ma a differenza del computer il cervello è costantemente stimolato dall’esperienza.
Negli Stati Uniti, Taiwan e Giappone i ragazzi hanno maggiore padronanza della matematica rispetto alle ragazze, ma è improprio parlare di differenze tra i generi, le differenze sostanziali sono piuttosto tra i Paesi, nell’educazione e nello stile di vita adottato. Insomma, una vera risposta sulla questione generale delle differenze tra i sessi non c’è ancora, ci sono piccoli indizi che pongono nuove e complesse domande, la ricerca è ancora lunga. L’importante è non affrettarne le conclusioni. Inoltre, nel 2009, il dott. Kimberly Parker, medico di Atlanta esperto in età evolutiva, sottolinea in diversi studi le tante differenze che compaiono già dai primi mesi di vita, dal punto di vista fisico, come la resistenza che vede differenze sostanziali, e dei sensi come la vista. I risultati di suddetti studi sottolineano che le bimbe siano maggiormente in grado di percepire le differenze di colore degli oggetti e siano più socievoli oltre a riconoscere prima i volti familiari, mentre ai bimbi risulta più facile discernere posizione, direzione e velocità di oggetti in movimento tenendone la traccia; differenze che forniscono una spiegazione al perché un bimbo preferisce il pallone, mentre la bimba in genere sceglie la bambola.
Adie Goldberg, coautore di “Baby It’s a Boy!” e “It’s a Baby Girl!” sostiene che è possibile individuare, già durante la prima infanzia, oltre cento differenze tra il cervello maschile e quello femminile; la conclusione della ricerca cerca di spiegare ai genitori che nonostante tutti i loro sforzi di creare una parità tra i sessi fin dall’infanzia, è impossibile comunque a unire le bambole alle macchine.
Gli scienziati dell’Ottocento notarono che il cervello dell’uomo è più grande rispetto a quello della donna e, pur sapendo che il corpo dell’uomo è generalmente più pesante, si lasciarono vincere dai loro pregiudizi, sostenendo che l’uomo era più intelligente della donna. Solo col tempo ci si rese conto che potevano esistere degli uomini geniali con un cervello piccolo. La differenza reale invece riguarda i due emisferi cerebrali. Oggi si sa che in entrambi i sessi la metà di sinistra è specializzata nel linguaggio e nelle funzioni logiche, mentre quella di destra è specializzata nelle funzioni emotive, affettive e percettive. I due emisferi sono collegati da un ponte di fibre nervose, che consente ai due emisferi di scambiarsi le informazioni. Molte ricerche hanno dimostrato che questo ponte è nella donna più voluminoso: ciò comporta una maggiore integrazione tra le funzioni dei due emisferi e quindi una loro minore reciproca autonomia. La donna cioè tende, in altre parole, a mutare più facilmente i propri punti di vista e a interagire meglio con l’ambiente.
A quale età cominciano ad essere evidenti tale differenze di genere? All’età di un anno è impossibile distinguere un maschio da una femmina: i gesti, il pianto, il ridere sono identici. Soltanto all’età di 18 mesi il bambino comincia a distinguere una persona sulla base del sesso. L’uomo e la donna hanno in comune, sul piano organico, molte parti: lo stesso stomaco, gli stessi reni ecc. Anche sul piano ormonale sono molto più simili di quanto si pensi: la donna produce piccole quantità di testosterone, mentre l’uomo possiede ormoni come l’ossitocina, la prolattina. E’ soltanto questione di dosaggi. Eppure esistono differenze sostanziali, soprattutto in merito all’esperienza del piacere e dell’amore.
L’uomo mostra una maggiore facilità orgasmica, che però paga con l’incapacità di uscire dal terreno battuto, di variare il suo modo di fare l’amore. L’uomo preferisce l’abitudine, la ripetizione (per questo è più portato per i gesti perversi, dove non ha rapporti con persone, ma con riti), mentre la donna predilige l’elemento straordinario, non abituale. La donna ha un orgasmo molto più esigente, o se preferiamo "aristocratico", che non si accontenta di gesti prevedibili e ripetuti. L’uomo finisce sovente per fare dell’orgasmo una semplice "scarica liberatoria", mentre la donna esige una qualità superiore che le assicuri di essere desiderata e di non rappresentare quindi una sorta di manichino. L’uomo, inoltre, ha un piacere riproduttivo, condizionato cioè dall’emissione di sperma. La donna ha invece un orgasmo di natura più erotica, non così immediatamente riconducibile alla procreazione. L’uomo, non regolato come la donna da un ritmo naturale, vorrebbe crearsi uno schema quotidiano. Per esempio, si interroga sovente sulla frequenza del rapporto, come se si trattasse di prendere una medicina. Il suo è pertanto un orgasmo "igienico", rassicurante. La donna invece vuole eccitare l’uomo in senso qualitativo. Escludendo le donne più fragili, che vedono la frequenza dell’atto sessuale come un fattore tranquillizzante, in genere la donna vuole che il suo compagno desideri lei, proprio lei, non una qualsiasi, al punto da preferire che il partner faccia l’amore con un’altra pensando a lei piuttosto che il contrario. Inoltre, riguardo alle emozioni, si osserva che per l’uomo esse costituiscono sovente un disturbo, mentre per la donna sono un fattore di eccitazione. In genere, la donna che si innamora ha più voglia di fare l’amore. Quanto alle fantasie sessuali, quelle maschili sono quasi sempre senza volto – visioni di cosce, seni, sederi -, quelle femminili invece mettono spesso in campo una piccola storia personale. Queste differenze sono naturali oltre che culturali e creano quelle specificità che ci incantano e ci incatenano, le une agli altri. Non si tratta di cancellarle o appiattirle, ma di accoglierle ed accettarle, con rispetto e con cura, con partecipazione e trasporto, con ricerca, in quella pellicola senza tempo che è in fondo la vita.
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