I serbi votano domani nel ballottaggio decisivo per le presidenziali, nel quale il presidente uscente Boris Tadic, filo-occidentale e convinto europeista, e’ dato per favorito sullo sfidante conservatore Tomislav Nikolic. Al primo turno, il 6 maggio scorso, Tadic e Nikolic hanno conquistato una percentuale di consensi pressocche’ equivalente, rispettivamente il 25,31% e il 25,05%.
Negli ultimi appelli agli elettori Tadic, che ha gia’ battuto due volte Nikolic nelle precedenti presidenziali del 2004 e 2008 e che domani potrebbe ottenere un terzo mandato, ha sottolineato l’importanza del voto di domani per la prospettiva europea della Serbia, chiedendo un voto che consenta la continuita’ del programma di riforme e di profondi cambiamenti democratici e liberali gia’ avviato. ‘Il 20 maggio sara’ un referendum su dove andra’ la Serbia, se continuera’ nel suo cammino verso l’Unione europea o se si perdera’ per strada’, ha detto Tadic.
L’altro obiettivo strategico del presidente uscente – che ha dalla sua l’ottenimento da parte della Serbia dello status di Paese candidato alla Ue, oltre alla cattura degli ultimi tre criminali di guerra ancora in fuga (Radovan Karadzic, Ratko Mladic e Goran Hadzic) e all’avvio del dialogo con le autorita’ del Kosovo – e’ il miglioramento della situazione economica del Paese, con l’innalzamento del livello di vita della popolazione.
Un obiettivo questo che si puo’ raggiungere, a suo avviso, se in Serbia arriveranno nuovi e consistenti investimenti stranieri. Ue e investimenti sono stati i temi portanti della campagna elettorale di Tadic, che ha peraltro imputato alla profonda crisi economica e finanziaria globale la difficile situazione in Serbia, dove la crescita ristagna, la disoccupazione e’ salita al 24%, la moneta locale (dinaro) si indebolisce di giorno in giorno e i salari medi restano inferiori a quelli degli altri Paesi della ex Jugoslavia. Nei suoi comizi e incontri elettorali Tadic ha sottolineato piu’ volte l’importanza della presenza economica italiana in Serbia (Fiat, Benetton, settore abbigliamento, banche, assicurazioni), affermando di voler far tesoro della grande esperienza che il nostro Paese ha nel campo delle piccole e medie imprese.
Il suo rivale Nikolic, un ex estremista nazionalista inizialmente ostile alla Ue ma convertitosi poi a posizioni piu’ presentabili e moderate che non escludono una possibile adesione di Belgrado all’Unione europea, ha orientato la sua campagna quasi esclusivamente nel contestare i successi di Tadic, con poco spazio alla parte propositiva e dei programmi. Il suo leit-motiv e’ stata la denuncia del ‘Tadic bugiardo e falso’, che ha fatto arricchire pochi e impoverire molti. Per questo, nel suo appello conclusivo alla vigilia del ballottaggio, Nikolic ha invitato gli elettori a recarsi in massa domani alle urne per ‘punire Tadic per tutte le promesse non mantenute’.
Consapevole del vantaggio accumulato da Tadic dopo il primo turno – in particolare con l’appoggio garantitogli dal partito socialista, terza forza politica del Paese – Nikolic ha cercato di creare scompiglio e confusione lanciando l’accusa di brogli. Una denuncia tuttavia che e’ stata subito smentita e respinta sia dalla commissione elettorale che dagli organi giudiziari. Del resto anche gli osservatori dell’Osce e del Consiglio d’Europa avevano definito il voto del 6 maggio (in cui si erano tenute anche le legislative e le municipali) corretto e democratico.
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