Domenica 6 maggio in sette milioni si recheranno al voto all’apertura delle elezioni parlamentari e presidenziali in Serbia. A contendersi il primato saranno i due partiti principali del Paese: il DS, il Partito Democratico d’ispirazione europeista guidato dal presidente uscente Boris Tadic, alla ricerca di una rielezione, e il partito nazionalista progressista Srpska Napredna Stranka (SNS), nato nell’ottobre 2008 ad opera di Tomislav Nikolic, quale scissione del Partito Radicale Serbo (SRS).
Oggi, intanto, e’ stato raggiunto un accordo affinche’ i serbi residenti in Kosovo e Metohija potranno votare alla tornata elettorale, organizzata dalla Commissione della Repubblica (RIK) e monitorata dall’OSCE. Proprio nei giorni scorsi il commissario europeo all’Allargamento, Stefan Fule, in occasione di una conferenza sulla cooperazione regionale nei Balcani aveva sollecitato Pristina e Belgrado a ‘formalizzare presto un accordo’ sullo svolgimento delle elezioni parlamentari e presidenziali serbe. Alla luce delle nuove tensioni interetniche emerse di recente in Kosovo, inoltre, la Nato rafforzera’ in settimana il contingente Kfor con l’ausilio di altri 700 soldati supplementari per far fronte a eventuali incidenti e situazioni di emergenza.
Sul fronte internazionale le elezioni in Serbia appaiono un importante crocevia per l’adesione di Belgrado nell’Ue, dopo che il 2 marzo scorso ha ottenuto lo status di Paese candidato all’ingresso nell’Unione in seguito ad una lungo processo di riconciliziazione, interno ed estero. Nel 2003 la Serbia e’ infatti stata dapprima ammessa al Consiglio d’Europa, per poi esprimere poco dopo la volonta’ di aderire al programma di Partenariato per la pace sotto l’ombrello Atlantico. Dal canto loro, le forze occidentali a piu’ riprese hanno posto come condizione per la collaborazione il placet di Belgrado a cooperare con il Tribunale Penale Internazionale per l’ex-Jugoslavia.
Nel settembre 2007 lo Stato serbo e i Ventisette hanno concluso i colloqui sul testo dell’Accordo di Stabilizzazione e Associazione, primo passo verso l’integrazione europea. L’intesa, firmata dopo due anni e mezzo di negoziati il 29 aprile 2008, e’ stata quindi vincolata all’arresto e alla consegna dei latitanti ancora liberi. Tra questi spiccano gli arresti di Stojan Zupljanin nel giugno 2008, di Radovan Karadzic nel luglio dello stesso anno, di Ratko Mladic nel maggio 2011 e di Goran Hadzic. Quest’ultimo, catturato il 20 luglio 2011 a pochi chilometri da Novi Sad in Voivodina, era l’ultimo criminale di guerra serbo ricercato dall’ICTY rimasto ancora in fuga. Due anni prima, il 30 novembre 2009, l’Unione Europea ha anche ufficialmente abolito i visti per i cittadini della Repubblica di Serbia e dal 19 dicembre 2009 i cittadini serbi provvisti del nuovo passaporto biometrico possono viaggiare liberamente nei paesi dell’Area Schengen.
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