Gli ormeggi del porto turistico di Mergellina gestiti da pregiudicati che, attraverso prestanome, eludevano la normativa antimafia. Numerosi pontili sul lungomare di Napoli dove sono ancorate centinaia di imbarcazioni sono stati sequestrati stamattina nell’ambito di una operazione dei Carabinieri e della Guardia costiera. I militari hanno eseguito un provvedimento emesso su richiesta dei pm della procura di Napoli Giovanni Corona e Henry John Woodcock, coordinati dal procuratore aggiunto Nunzio Fragliasso. L’ipotesi di reato formulata dagli inquirenti e’ di occupazione di area del demanio. Dalle indagini e’ emerso che i titolari delle concessioni finite al centro dell’inchiesta erano solo prestanome degli indagati, che hanno precedenti penali e in base alla legge non potevano essere titolari degli ormeggi in quanto non in regola con la certificazione antimafia.
I magistrati hanno affidato a un perito – docente universitario della Parthenope – l’incarico di stabilire se gli ormeggiatori si siano impossessati anche di specchi d’acqua al di fuori dell’area data in concessione. A tale scopo sono stati eseguiti anche rilievi satellitari E’ stato accertato in ogni caso che un concessionario aveva esteso l’attivita’ a una zona di pertinenza dei pontili dove attraccano gli aliscafi della Alilauro che collegano la citta’ con le isole del Golfo. Le persone destinatarie del provvedimento di sequestro firmato dal giudice per le indagini preliminari Paola Piccirillo sono cinque, accusate in relazione a due distinti episodi di occupazione abusiva di spazio demaniale marittimo. Si tratta di Adolfo Dello Russo, Antonio Siciliano, Gaetano Pollio, Carlo Amato e Agostino Amato, ritenuti vicini al clan camorristico dei "Piccirillo" attivo nella zona della Torretta, adiacente al lungomare di Mergellina.
Di Agostino Amato, in particolare, si sono occupate le cronache in quanto il pregiudicato recuperó il braccialetto del calciatore della nazionale azzurra Mario Balotelli perso durante un suo breve soggiorno a Napoli. Secondo l’accusa, a gestire gli ormeggi erano i pregiudicati Adolfo Dello Russo e Antonio Siciliano, i quali non avevano i requisiti previsti dalla legge e dalle disposizioni antimafia. La custodia delle imbarcazioni ormeggiate ai moli sotto sequestro è stata affidata provvisoriamente agli uomini della Guardia Costiera.
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