Milano da bere. Milano da mangiare. Milano desiderosa di recuperare regole e ordine nelle zone calde della movida. Milano che cede ai francesi un suo simbolo, il punto d’incontro di generazione di artisti, uomini di cultura, musicisti. Verdi, Puccini e Mascagni amavano incontrarsi ai tavoli della Pasticceria Confetteria Cova, fondata nel 1917, quasi due secoli di vita e di storia. Le eredi Faccioli, le sorelle Daniela e Paola, hanno trasferito la “partecipazione di maggioranza” ad un gigante francese del lusso. Louis Vuitton-Moet Hennessey, marchio Lymh. Acquisite nel tempo prestigiose griffe italiane, Bulgari, Fendi, Pucci, Berluti, Stefano Bi, i francesi hanno messo le mani anche sulla famosa pasticceria di via Montenapoleone. “La nostra famiglia continuerà a essere presente non solo nel capitale, ma anche nel management”, assicurano le sorelle Faccioli. “L’operazione garantirà la continuità della stima conquistata in quasi 200 anni di attività”.
L’operazione di trasferimento delle quote di maggioranza ha un triplice scopo: preservare quest’autentica istituzione della storia milanese, il mantenimento degli attuali spazi e il sostegno con forza dello sviluppo internazionale. In atto peraltro da tempo mediante l’apertura in franchising di Caffè Cova a Hong Kong, in Cina e in Giappone. Anche la posizione, l’antica ubicazione della mitica pasticceria, avrà contribuito a stimolare l’interesse del gruppo francese. Cova apre le vetrine e le sua sale nel cosiddetto Quadrilatero della moda. Bianca, gialla, rossa: le zone della movida milanese sono queste, l’Arco della Pace, Brera, Ticinese, Navigli, Sarpi, Porta Venezia. Zone piena di vita e di confusione nei giorni deputati appunto alla movida.
Locali e localini tanti, di tutti i tipi. Milano da bere e da mangiare. L’amministrazione comunale vorrebbe ripristinare nelle tre zone l’ordine e la legalità. Il progetto illustrato dall’assessore alle attività produttive Franco D’Alfonso propone un’interessante novità. Un’idea che non mancherà di scatenare discussioni e contrapposizioni. In realtà, il progetto non presenterebbe le caratteristiche della novità: la giunta di Letizia Moratti lo presentò nel 2010, su proposta dell’allora assessore al commercio Giovanni Terzi. Un provvedimento pensato, mai varato. Questo è il secondo tentativo di organizzazione dei locali zone della movida attraverso l’adozione della “patente a punti”. La patente a punti riguarderà in particolare l’apertura di nuovi locali. In parole povere, il provvedimento punta ad assicurare l’ordine pubblico, la pubblica sicurezza statale, la tutela della salute e della quiete dei residenti. Acqua a secchiate da scaricare sul fuoco della movida. Il fine primario è la messa in opera del regolamento per la disciplina delle attività di somministrazione di alimenti e bevande. Milano da mangiare e da bere.
Il testo del provvedimento è basato sull’attribuzione di punteggi come una sorta di “patente a punti” sulla falsariga di quella in possesso degli automobilisti italiani. In regime di liberalizzazione, l’amministrazione comunale di Milano sistema autentici paletti alla concentrazione eccessiva di esercizi in alcune zone della città. Il progetto ora è all’attenzione della Commissione Commercio. Mentre i partiti del sì e del no sono impegnati in accese discussioni. I pro e i contro promettono di battersi con energia a sostegno delle rispettive posizioni. La nuova normativa prevede un punteggio minimo per ottenere il rilascio delle autorizzazioni. Ovvero, l’apertura di un nuovo locale o l’ampliamento di locali già esistenti. Il minimo previsto è 70 punti; 63 nelle aree pedonali e ztl. Cento è il punteggio massimo. Agli ideatori della patente a punti, evidentemente, non fa difetto la fantasia: 10 punti in più se il locale presenta un impianto d’insonorizzazione a regola d’arte; 10 in meno per chi vuole aprire un locale con una superficie inferiore a 50 metri quadrati; 15 in meno per chi inserisce strutture fisse tipo dehor. Punteggi premiali sono previsti per insonorizzazione e climatizzazione dei locali, sistemi di risparmio idrico ed energetico, sensori per il rilievo dei disturbi, la chiusura entro le 23. Previsti anche i vari livelli delle sanzioni pecuniarie, 75 euro la minima, 450 la massima. Buona l’idea, molto seria la cosa. Ma non di facile attuazione: nella Milano da bere e da mangiare è presente anche il non gradimento.
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