Francisco Nardelli non molla: “Il seggio lasciato libero in Senato da Adriano Cario spetta a me”. E ancora: “Questa volta credo che quel posto, di diritto, vada a me”. Insomma, l’ingegnere residente in Argentina ne è proprio convinto: presto sarà senatore.
“Ho depositato una lettera in Senato – annuncia Nardelli all’Agenzia DIRE- chiedendo che venga riconosciuto il mio diritto. La Giunta elettorale si riunisce giovedì prossimo e spero che mi confermi come colui che subentrerà a Cario”.
A chiedere quel seggio c’è anche Fabio Porta, attuale coordinatore del Pd in Sudamerica. “La mozione per la sostituzione di Cario con Porta – spiega Nardelli – è stata respinta lunedì dall’Aula. Sono rimasto in silenzio fino all’ultimo perchè ho molto rispetto delle istituzioni, ma gli avvenimenti di lunedì scorso in Senato hanno stravolto la situazione. Ora, secondo la legge elettorale, deve subentrare il primo dei non eletti di quella lista, e il primo sono io”, ribadisce.
L’italoargentino snocciola orgogliosamente i suoi numeri: “Non sono uno arrivato ieri, nel 2013 mi presentai al Senato e presi 22mila preferenze. Nel 2018 ho preso 15.800 voti, non sono entrato in parlamento ma non mi sono mica sparato e sono tornato nella mia comunità” a Bahia Blanca, sud della provincia di Buenos Aires, dove ancora oggi vive a quasi quattro anni da quelle elezioni del marzo 2018.
Con i brogli elettorali, sottolinea, “non ho nulla a che vedere, dunque quel posto mi spetta”.
Il timore di Nardelli, giunto da pochi giorni a Roma dall’Argentina, è che ora la questione venga strumentalizzata. “Ritengo che la modifica della Costituzione italiana che ha dato agli italiani all’estero il diritto al voto attivo e passivo sia una grande cosa per la democrazia, chiedo quindi che non si strumentalizzi la vicenda contro il voto degli italiani all’estero”.