Fabrizio Bocchino, Elena Fattori, Giuseppe Vacciano, Mario Michele Gianrusso, Marino Mastrangeli, Bartolomeo Pepe e Francesco Campanella. Sono loro i primi a essere "caduti nella trappola" del Partito democratico e del Popolo della Libertà votando Piero Grasso alla presidenza del Senato. E non sono i soli, ma giusto quelli che, come aveva chiesto Beppe Grillo minacciando l’espulsione, hanno pubblicamente confessato. "La scelta tra Schifani e Grasso era una scelta impossibile – scrive Grillo sul blog – Si trattava di decidere tra la peste bubbonica e un forte raffreddore. La coppia senatoriale è stata decisa a tavolino dal pdl e pdmenoelle. I due gemelli dell’inciucio sapevano perfettamente che Schifani non sarebbe stato eletto. I capricci di Monti che voleva diventare presidente del Senato, ma è stato costretto a prolungare il suo incarico di presidente del Consiglio e per ripicca aveva minacciato di votare Schifani era una pistola scarica. I giochi erano già fatti per mettere in difficoltà il MoVimento 5 Stelle. Qualcuno, anche in buona fede, ci è cascato. Lo schema si ripeterà in futuro. Berlusconi proporrà persone irricevibili, il pdmenoelle delle foglie di fico. Il M5S non deve cadere in queste trappole".
In ballo, scrive Grillo, non c’era il nome di Grasso per il quale non vi era nessuna preclusione, ma l’unità del gruppo. "Comunque, il problema non è Grasso. Se, per ipotesi, il gruppo dei senatori del M5S avesse deciso di votare a maggioranza Grasso e tutti si fossero attenuti alla scelta, non vi sarebbe stato alcun caso. In gioco non c’è Grasso, ma il rispetto delle regole del M5S. Nel "Codice di comportamento eletti MoVimento 5 Stelle in Parlamento" sottoscritto liberamente da tutti i candidati, al punto Trasparenza è citato: – Votazioni in aula decise a maggioranza dei parlamentari del M5S. Non si può disattendere un contratto. Chi lo ha firmato deve mantenere la parola data per una questione di coerenza e di rispetto verso gli elettori". Ma mentre sulle minacciate espulsioni il clima sembra un po’ ammorbidirsi, Grillo guarda già al prossimo obiettivo. "Le cariche alla Camera e al Senato sono archiviate, dureranno lo spazio di una legislatura che si annuncia breve. Ora tocca ad altre due cariche, la presidenza del Consiglio e quella della Repubblica, fondamentale per il futuro dell’Italia. Il presidente della Repubblica rimane infatti in carica per sette anni (travalica le legislature) con poteri da monarca. Il candidato di pdl e di parte (gran parte?) del pdmenoelle è Massimo D’Alema. Non è ufficiale e nemmeno ufficioso, ma è molto plausibile. Non ci credete? Non ci credevo neppure io. Super Maxipoteri a D’Alema?". La sua candidatura "sarebbe irricevibile dall’opinione pubblica. Un fiammifero in un pagliaio. Il Paese non reggerebbe a sette anni di inciucio. Un passo indietro preventivo e una smentita, anche indignata per le "voci infondate", sarebbero graditi".
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