“Il Rapporto 2019 della Fondazione Moressa, dedicato quest’anno alla cittadinanza globale della generazione “millennials”, ci ripropone, con chiarezza pari alla drammaticità delle cifre, i termini del maggiore problema della società italiana: quello dei giovani”. Lo dichiara in una nota Angela Schirò, deputata Pd eletta nella ripartizione estera Europa.
“Sono poco meno di 250.000 i giovani tra i 15 e i 34 anni che hanno lasciato il Paese negli ultimi dieci anni. Come se una città delle dimensioni di Verona si fosse inabissata. E questo mentre si delinea sullo sfondo un declino demografico tra i più severi che la società italiana abbia mai conosciuto.
Se fossero rimasti a lavorare in Italia, avrebbero prodotto 16 miliardi di euro di valore aggiunto, più di un punto di PIL. Il fattore di rottura, come sappiamo, è il lavoro. Il tasso di occupazione nell’UE a 28 è al 75%, in Italia al 54,6%; il tasso di occupazione nell’UE è al 9,2%, in Italia al 19,7%; coloro che non studiano e non lavorano in Europa sono il 17,1%, in Italia il 30,9%.
I numeri parlano da soli, non serve aggiungere parole. I giovani: il maggiore problema dell’Italia per il presente e per il futuro. Per un futuro non si sa quanto lungo.
Per fronteggiare l’emergenza sociale servono certo sostegni di primo impatto, ma se non si risana e rilancia l’economia, creando posti di lavoro soprattutto nei settori innovativi, e se non si fanno maggiori e più qualificati investimenti nella formazione, continueremo a pagare un costo sociale elevatissimo. Il programma del nuovo governo, pur con i pesanti vincoli di ordine finanziario che da tempo ci trasciniamo, sembra avere presente questa necessità, soprattutto nella prospettiva in senso ecologico del nostro sistema.
Non sarà, tuttavia, una cosa facile né breve. Per questo, vivendo in Germania e da testimone diretta dell’arrivo dei nuovi migranti, dico che non bastano gli incentivi ai rientri, ma occorre predisporre un’articolata rete di servizi a sostegno di chi parte, dal momento in cui matura la sua decisione di espatrio, fino all’insediamento e all’integrazione nelle nuove realtà. Con un occhio particolare rivolto alla scolarizzazione dei figli degli expat e delle coppie miste, che pongono esigente di formazione multilinguistica e interculturale diverse dal passato”.
“Non dare risposte magari parziali, ma concrete significa continuare – conclude Schirò – a coltivare margherite di parole sulla bocca di un vulcano che rischia di tracimare”.