Aumenta il numero dei laureati italiani che emigrano all’estero: e’ un dato in costante crescita dal 2009, e nel 2015 i laureati cancellati dalle anagrafi sono stati 23.971. In 14 anni (2002-2015) si calcola che abbiano lasciato l’Italia 202mila diplomati e 145mila laureati, non compensati dagli italiani che hanno ripreso la via del ritorno. Sono alcuni dei dati contenuti in una ricerca sulle migrazioni qualificate realizzata dall’Istituto di Studi Politici ‘S. Pio V’ e pubblicata dalle edizioni Idos.
Attualmente su 4.811.000 cittadini italiani residenti all’estero, i laureati hanno superato le 400mila unita’. Mentre sono pochi i laureati italiani che rimpatriano, e’ aumentato il numero dei laureati stranieri residenti in Italia (circa 500mila). Tuttavia i laureati che vivono in Italia, tra italiani e stranieri, "sono al di sotto della percentuale delle persone con istruzione superiore riscontrabile mediamente nell’Ue", evidenzia il rapporto che sottolinea la necessita’ "di maggiori investimenti in istruzione, ricerca e sviluppo".
"I giovani lasciano l’Italia – spiega la ricerca – non solo per l’insoddisfacente andamento occupazionale ma anche perche’ sono cresciuti in un mondo globalizzato e sono interessati a valorizzare le proprie capacita’ la’ dove vi sono maggiori opportunita’".
L’interrogativo da porsi e’ pero’ se le partenze di giovani qualificati, la cosiddetta fuga dei cervelli, rappresenti un depauperamento del Paese o se vi possano esserci anche aspetti compensativi, tra cui l’immigrazione dall’estero, che conta nel 2015 280mila registrazioni in entrata. Facendo un’analisi degli stranieri che risiedono in Italia da piu’ di 15 anni, il dossier evidenzia che il 39,7% di loro sono diplomati e il 10,3% laureati. Questo dato potrebbe compensare le uscite degli italiani verso l’estero "se non fosse – commenta l’Istituto S. Pio V, autore della ricerca, riferendosi agli immigrati in Italia con studi qualificati – che restano scarsamente valorizzati".
Lo studio conclude che in ogni caso l’immigrazione "contribuisce a non abbassare il capitale culturale del Paese". Ma "la tendenza dei laureati italiani a trasferirsi all’estero dovrebbe potersi basare maggiormente su una libera scelta".
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