Sempre più giovani italiani decidono di andare all’estero. Vanno soprattutto alla ricerca di un lavoro. Su questo, oggi il Corriere del Veneto propone la sua riflessione.
“Sui dati padovani – si legge – si è sviluppata la rituale diatriba sulla fuga all’estero dei cervelli, una modalità discutibile di affrontare il problema. Si tratta di giovani che trovano in altri Paesi condizioni di lavoro e retributive che soddisfano i loro obiettivi economici e soprattutto professionali.
Semmai si tratta di confrontare mercati del lavoro con livelli di efficienza e di trasparenza che favoriscono la mobilità e che sono imprescindibili per un numero crescente di giovani. I nostri imprenditori dovrebbero chiedersi cosa impedisce loro di allinearsi su questi standard.
Oggi sono per lo più trasferimenti definitivi e quindi una perdita secca nel bilancio demografico. Il fenomeno non riguarda solo i giovani a elevata scolarità e professionalità, ma anche quadri intermedi e mestieri tradizionali. Per questi valgono considerazioni di tipo congiunturale sui livelli di disoccupazione non solo giovanile del nostro Paese. Ma anche questo dovrebbe preoccupare.
Un altro elemento di preoccupazione deriva da quanto espatriati ed espatriandi dichiarano a commento della loro esperienza. La critica più ricorrente riguarda la mancanza di meritocrazia in Italia non solo nel settore pubblico e nelle grandi imprese, ma anche in quelle a prevalenza famigliare”.