L’Espresso in edicola questa settimana, a un anno di distanza dalla prima inchiesta sul boom di giovani emigrati all’estero, torna sull’argomento tirando le fila di un anno, il 2020, in cui decine di organizzazioni e associazioni si sono mobilitate per raccogliere informazioni sul modo in cui gli italiani all’estero hanno vissuto questa pandemia mondiale.
I dati evidenziano un aumento dei rientri (per lo meno temporanei) e un maggior interesse per il proprio Paese d’origine. Ma la strada per un vero cambiamento è ancora lunga.
La pandemia da Covid-19, infatti, ha sì riacceso l’interesse degli expat per l’Italia, ma la nostalgia di casa a quanto pare non basta a saturare l’emorragia di giovani che continuano a lasciare lo Stivale.
Andrebbe sfruttato il ritrovato senso patriottico degli italiani all’estero, anche se gli investimenti per uscire dalla crisi, i famosi 209 miliardi del Next Generation Eu, non saranno sufficienti a compiere il miracolo che i giovani italiani si aspettano.
I trend emersi da tre sondaggi sul desiderio di tornare indicano un amore ambivalente per la Madre Patria. La prima ricerca, lanciata dal Manifesto di Londra – uno spazio di attivismo culturale e politico per gli italiani in Gran Bretagna – stima che il dieci per cento degli expat (circa 30mila persone) ha deciso di tornare in Italia per affrontare questo periodo, dati confermati dal Consolato di Londra.
Secondo “Le nuove migrazioni italiane ed il Coronavirus”, ricerca del Centro Altreitalie sulle Migrazioni Italiane: «Il 68 per cento non ha ripensamenti, ne ha invece il 21 per cento del campione e il 14 per cento è indeciso sul da farsi: percentuali però che equivalgono alla proporzione media che rientra ogni anno, covid o non-covid», dice la direttrice Maddalena Tirabassi.
Parla di un trend di rientro, seppur limitato, Luigi Maria Vignali – Direttore Generale per gli Italiani all’Estero alla Farnesina: «In risposta all’emergenza sanitaria, la Farnesina ha organizzato 1185 operazioni di rientro, e riportato a casa oltre 110.000 connazionali da 121 Paesi in fase di urgenza. Stimiamo un aumento del 21 per cento dei rimpatri nel 2020 rispetto al 2019 tra i 18-34enni, e una diminuzione di nuove iscrizioni all’Aire del 23 per cento».