Gianni Farina, Marco Fedi, Laura Garavini, Francesca La Marca, Fabio Porta, Alessio Tacconi: sono i nomi dei deputati eletti all’estero del Partito Democratico, che nelle scorse ore hanno incontrato il sottosegretario agli Esteri Vincenzo Amendola. Nella loro ormai solita nota congiunta, Farina, Fedi e compagni spiegano che durante l’incontro con il rappresentante del governo si è parlato di temi di interesse per gli italiani residenti oltre confine. Dunque lingua italiana nel mondo, Imu, cittadinanza italiana.
In particolare, hanno chiesto un vero investimento per quanto riguarda la diffusione della cultura italiana nel mondo, e non solo la restituzione del maltolto, ovvero di quei 2,6 milioni di euro che il governo aveva tagliato e che ora, anche per l’insistenza dell’opposizione, dentro e fuori il parlamento, ha deciso di rendere. Hanno poi spiegato ad Amendola la necessità di eliminare l’Imu per tutti gli italiani nel mondo e di utilizzare i fondi derivanti dalla tassa sulla cittadinanza italiana per rafforzare e migliorare la rete consolare e i servizi offerti ai connazionali.
Ma a proposito di cittadinanza italiana, ecco la prima stonatura. I dem hanno chiesto ad Amendola che “gli introiti derivanti dal tributo dei 300 euro sulle pratiche di cittadinanza siano prioritariamente, anche se non esclusivamente, destinati al miglioramento e all’ammodernamento dei servizi consolari”. Prioritariamente e non esclusivamente. E perché? Cos’è questa concessione? La nostra, inteso di noi italiani nel mondo, è una negoziazione al ribasso? Lo abbiamo già detto: se ci abituiamo a chiedere sempre meno, non otterremo nulla. Passi avanti non ce ne saranno mai.
No: i fondi provenienti dalla tassa dei 300 per la cittadinanza vengano usati esclusivamente per la rete consolare.
La seconda stonatura è la seguente. Il governo negli ultimi anni ha chiuso decine di sedi diplomatiche nel mondo. Tra queste, l’ambasciata di Santo Domingo, per esempio (50mila italiani residenti, 10mila iscritti Aire, 400 imprese italiane registrate alla Camera di Commercio, oltre 100mila turisti italiani ogni anno visitano la Repubblica Dominicana), o il Consolato generale di Montevideo, 130mila italiani residenti. Pazzesco, no? Eppure su questo gli eletti Pd non hanno detto una parola ad Amendola. Nada de nada. Ma l’onorevole Porta, eletto in Sud America, lo sa che a Montevideo hanno chiuso il Consolato generale? Francesca La Marca, eletta nella ripartizione estera Nord e Centro America, non poteva chiedere al sottosegretario qualcosa riguardo l’ambasciata d’Italia a Santo Domingo? Boh. A volte davvero ci cadono le braccia.
Come residente a Santo Domingo e come italiano che ha portato avanti, insieme a tanti altri volontari, una lunga e non facile battaglia contro la chiusura della sede diplomatica della RD e poi per la sua riapertura, sento grande tristezza quando ci si dimentica del proprio elettorato e delle gravi questioni che lo affliggono. Lo dico in generale e contro nessuno in particolare: di rappresentanti così poco attenti non sappiamo davvero che farcene. I connazionali dell’isola Hispaniola comunque stiano pure tranquilli: l’ambasciata a Santo Domingo riaprirà. E non certo grazie agli eletti del Pd.
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