Questa storia del Governo Lega-M5S fa acqua da tutte le parti. Non si è mai vista una coalizione di maggioranza che si ritrovi su un programma (in questo caso definito “contratto”) e che poi deleghi un esponente terzo per attuarlo nel ruolo di Capo del Governo con facoltà da semplice esecutore. Il presidente del Consiglio dei Ministri rappresenta egli stesso la linea politica del Potere Esecutivo. Non lo dico io, ma la Costituzione.
Il Capo dello Stato, che rappresenta l’Unità Nazionale ed incarna quasi fisicamente la Carta Costituzionale, queste cose le sa ed è evidente che se non ci fossero stati ancora problemi o nodi da sciogliere, Sergio Mattarella avrebbe già convocato per domani il professor Giuseppe Conte per il conferimento dell’incarico. E invece il capo dello Stato ha deciso di ascoltare i presidenti di Camera e Senato, per una “riflessione” sul passaggio finale di questa lunga e delicata crisi.
A questo punto: consumato di fatto il “tradimento” della Lega nei confronti del Centrodestra (che rappresenta la maggioranza politica nel Paese e in Parlamento), con la massima onestà intellettuale possibile, se maggioranza Lega-M5S deve essere e se deve essere un Governo “Politico”, spetterebbe per l’appunto al capo politico della maggiore tra le due forze assumere onori e oneri di guidare un Esecutivo così fatto. Vale a dire Luigi Di Maio.