Malanno di stagione. Il batterio si ripresenta puntuale agli albori dell’autunno. Riaprono le scuole e l’Italia si ritrova a dover discutere del caro libri. Come se non bastassero i mille problemi quotidiani che l’affliggono, questo tema ritorna implacabile a settembre. I libri di testo hanno raggiunto livelli ormai economicamente impraticabili. Una spesa insostenibile, dovendo partire da un’amara realtà: studiare costa e nelle tasche degli italiani ormai c’è il vuoto, si fa grande fatica ad arrivare a fine mese in presenza di buste paga che hanno smarrito il potere d’acquisto, e di casse integrazioni, turn over, contratti di solidarietà. Studiare costa, ancora di più i libri di testo. Libri di testo non più buoni, da buttare via, carta straccia da un anno all’altro. Inservibili perché gli editori continuano a produrre nuove edizioni, che fatalmente rendono le precedenti non più idonee. Un autentico imbroglio, questo. La nuova edizione è giustificabile solo in alcuni casi; per il resto nascono e vengono messe in commercio per rendere ancora più precaria l’economia delle famiglie italiane.
L’allarme è scattato in otto famiglie su dieci. In buona sintesi, nell’82% delle famiglie italiane l’acquisto dei libri di testo rappresenta un incubo già prima dell’inizio delle lezioni. All’elenco dei libri di testo, la cosiddetta lista, bisogna infatti aggiungere ulteriori dettagli che sballano gli equilibri economici all’interno delle famiglie. Il materiale di cancelleria e gli
accessori incidono per il venticinque per cento; l’undici per cento se ne va per gli abbonamenti ai mezzi pubblici. Il conto della serva non garantisce, è dura non schiantare sotto il peso della spesa autunnale per i libri di testo. I capifamiglia rischiano di diventare matti, alle prese con la spesa crescente e il bilancio economico familiare sempre più difficile. Far quadrare i conti è un’impresa; sarà un’impresa a settembre. Inguaribili ottimisti dicono che qualcosa è possibile e il problema è aggirabile, anche se non risolvibile. Nessun italiano, al di fuori dello Stato, che pure ha i suoi enormi casini, è autorizzato a stampare moneta. Aggirare il problema significa ammortizzare la spesa per l’acquisto dei libri di testo.
I sindacati e gli esperti sono fornitori, in questi giorni, di consigli, indicazioni, raccomandazioni. L’invito a provare è sintetizzabile in quattro punti: comprare i libri di testo usati ai mercatini; prestare attenzione al rispetto delle norme da parte delle scuole; acquistare i testi online; rivolgersi al Gdo. Consigli e indicazioni necessitano di verifiche, attese nei prossimi giorni con la riapertura delle scuole e l’inizio delle lezioni nelle scuole medie e negli istituti superiori.
Il caro libri, comunque uno scandalo, è oggetto di discussioni e denunce, non solo di lamentele e grida disperate. Il social book Liberiano ha effettuato un’accurata indagine: intervistate cinquecento famiglie e cento tra amministratori, editori e librai. Di chi la colpa del caro libri? Il trentaquattro per cento lo attribuisce agli editori, i quali “pubblicano libri costosi e nuove edizioni con troppa facilità”. Il ventuno per cento accusa il ministero della Pubblica istruzione “da anni incapace di una strategia e di attuare politiche che consentano l’abbattimento delle spese scolastiche”. I sindacati ritengono di aver individuato la spartizione delle colpe, non la panacea per guarire il male d’autunno. “Le colpe vanno equamente divise tra Governo e case editrici. Gli editori devono evitare di aggiornare frequentemente l’edizione dei propri libri, a meno che non sia strettamente necessario”. Chiamati in causa anche i genitori, che il caro libri sono costretti a subirlo. I sindacati invitano le famiglie vessate da nuove edizioni e da aumenti del prezzo di copertina “a investire nella cultura dei propri figli, spendendo di più per la scuola e meno per cose futili”. Parole intempestive, anacronistiche, fuori del tempo e di questo mondo: con questa dilagante miseria dove sono più i soldi da spendere in cose futili?
L’e-book è un po’ il sogno di tutti. Una sorta di panacea l’auspicio del passaggio ai supporti multimediali, di cui gli istituti scolastici sono sprovvisti. Certo, l’adozione di questi strumenti consentirebbe l’abbassamento dei costi. Per il momento, restano validi i consigli di cercare i libri di testo usati ai mercatini, di acquistarli su Internet o riferirsi agli sconti che propone il Gdo. Il consiglio non sommesso è di non rivolgersi alla grande distruzione, che pratica sconti sui libri di testo anche oltre i limiti di legge. “Sotto forma di ‘buoni’: a loro interessa solo la pedonalità del punto vendita”. Meglio la libreria di quartiere, raccomandano gli esperti del mercato del libro. Una scelta che comporta un costo maggiore. In cambio però dell’assistenza di persone che seguono la famiglia e il ragazzo in età scolare tutto l’anno. Come pure il consiglio (disinteressato fino a quale punto?) di considerare la versione cartacea del libro di scuola indispensabile dal punto di vista didattico. Il trentasette per cento è di quest’idea, laddove il trentatre per cento auspica il veloce passaggio totale ai libri di testo digitali. Ma anche in questo caso le parole non riescono a sposare i fatti nei tempi previsti. Il matrimonio libro di testo-digitale ancora non è avvenuto. Di certo c’è solo una data non certa: l’acquisizione della funzione e-book è slittata all’anno scolastico 2014-2015. La case editrici scolastiche propongono intanto un’alternativa ai libri di testo tradizionali. L’uso del digitale. L’idea è buona, ma un però c’è sempre: è conveniente solo per chi dispone di un tablet. E chi non ce l’ha? Si attacchi al tram o faccia la spesa. Compri il tablet e valuti se la nuova spesa vale l’impresa.
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