"Domani in tutto il Paese, fatti salvi i servizi essenziali, vi sarà lo sciopero generale di 8 ore dei lavoratori di tutte le categorie. Lo ha promosso la CGIL contro la manovra finanziaria del governo che è iniqua perché colpisce e rende più poveri larga parte dei cittadini – impiegati, operai e pensionati – che da sempre pagano le tasse e lascia indenne una fascia sociale di ricchi la cui consolidata e praticata propensione alla evasione ed elusione tributaria in questi anni ha sempre ricevuto attestati di comprensione da parte delle forze politiche di governo". Così Rino Giuliani, vicepresidente dell’Istituto Fernando Santi.
"Nella manovra a tutto tondo si colloca in particolare la previsione della possibilità di licenziare attraverso modalità che sono, peraltro, anticostituzionali. La gravità della condizione del Paese a fronte della inadeguatezza e della estemporaneità delle ricette che a rotazione sono state presentate e ritirate, ci fa comprendere le ragioni alla base del ricorso ad un atto, quale è appunto uno sciopero generale, che non si decide a cuor leggero.
Lo sciopero generale di domani rappresenta uno spartiacque fra chi sostiene il diritto dei cittadini ad avere un Paese che riprenda a crescere dando futuro alle nuove generazioni e dignità ai pensionati per il limitato tempo che resta loro da vivere, e quanti pensano di non mettere mano alle cause interne della crisi seguitando a ballare, come si usa dire, nel salone delle feste di prima classe di una Italia/Titanic più marcatamente caratterizzata dall’accentuazione di profonde diseguaglianze sociali esistenti, dalla libertà di licenziare, dalla contestazione dei principii della Costituzione. (…)
Il risultato dello sciopero generale promosso dalla CGIL deve essere un segnale forte per un cambiamento delle decisioni del governo con soluzioni fondate sulla equità redistributiva dei sacrifici. Il suo buon esito deve essere un richiamo a ritrovare insieme nel movimento sindacale la voglia di discutere insieme nei posti di lavoro ricercando insieme la promozione delle ragioni della unità e non quelle della sterile e dannosa concorrenza".
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