L’autunno caldo di cui tanto si è parlato nelle ultime settimane di questa estate 2011 si è aperto ufficialmente con lo sciopero di oggi, 6 settembre, della Cgil. Uno "sciopero generale", l’hanno chiamato, anche se il sindacato guidato da Susanna Camusso è stato l’unico a scendere in piazza.
In ogni caso, in diverse piazze italiane lavoratori e pensionati sono scesi per strada per dire "no" alla manovra economica del governo. A Roma la protesta più massiccia: insieme a Camusso c’erano anche Pierluigi Bersani, segretario del Pd, Antonio Di Pietro, presidente Idv, e Nichi Vendola, leader Sel. Di Pietro in particolare ha dichiarato di non avere "nessuna fiducia che in Parlamento ci si possa liberare di questo Governo", proprio per questo c’è bisogno di "una, cento, mille piazze".
Oltre a Roma Cgil in piazza anche a Milano, Firenze (10mila partecipanti), Genova (3mila operai sono partiti in corteo dal terminal traghetti).
MA LO SCIOPERO E’ UN FLOP Migliaia di persone in piazza in diverse città italiane, è vero. Ma secondo i dati riferiti da Renato Brunetta, ministro per la Pubblica Innovazione e Semplificazione, lo sciopero targato Cgil ha raccolto adesioni nell’ordine del 3-4%. Davvero troppo poco, ancor meno di quanto si aspettavano gli stessi organizzatori. E così non solo i dati snocciolati da Brunetta dimostrano che l’iniziativa della Cgil non rispecchia affatto la volontà degli italiani, ma c’è anche il fatto che questo sciopero ha rappresentato una pericolosa forma "di masochismo italico caratteristico dei sindacati come la Cigil e dell’opposizione, che pur di far cadere il Governo si sparano ai piedi". Parole del ministro, che aggiunge: "Il problema è che all’estero l’Italia apparirà un Paese bloccato da uno sciopero generale senza sapere che le adesioni sono state molto limitate".
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