Il presidente del Consiglio Mario Draghi se ne frega degli italiani all’estero. Altrimenti avrebbe fin da subito dedicato loro almeno un saluto, una mezza parola. Invece, in tutti questi mesi, il capo del governo non ha mai avuto nemmeno un pensiero per i nostri connazionali oltre confine.
A sottolinearlo, questa volta, è Michele Schiavone, segretario generale del Consiglio generale degli italiani all’estero (CGIE) in una videoconferenza stampa.
“Siamo rammaricati che il presidente del Consiglio, che gode di grandissima credibilità a livello mondiale, non abbia speso una parola di indirizzo programmatico per gli italiani all’estero. Questo è grave“.
“Questa macchina – aggiunge Schiavone – potrebbe essere utilizzata nella proiezione dell’internazionalizzazione del Paese. Se il governo non mostra sensibilità e non c’è interazione, ovviamente tutto l’impegno, anche quello che si vorrà mettere a disposizione attraverso i programmi del piano NextGenerationEu, rischia di diventare fine a se stesso e noi resteremo sempre fuori da questi progetti, continuando a svolgere quel ruolo infido di valvola di sfogo per chi non riesce a trovare sistemazione, adeguamento alla vita sociale economica nel nostro Paese ed è costretto ad andare via”.
Poi Schiavone, a nome di tutto il CGIE, insiste: le elezioni dei Comites, previste per il 3 dicembre, vanno rinviate.
“Senza un minimo di discussione pubblica, senza un minimo di assemblee per conoscere i candidati, senza un minimo di iniziative di informative pubbliche, il risultato rischia di essere peggiore delle ultime elezioni quando votò solo il 3,6% degli aventi diritto. Da qui la nostra richiesta di rinviare le elezioni per il rinnovo dei Comites”.
Secondo i programmi, le elezioni dei Comitati degli italiani all’estero saranno indette il prossimo 3 settembre. Schiavone proprio pochi giorni fa ha scritto una lettera al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, invocando la necessità di rinviare il voto.
Rinviare, dunque, perché – sostiene Schiavone – “con maggiore tempo a disposizione si aprirebbero condizioni nuove per dare la possibilità ai futuri Comites di agire con grande volontà e attenzione”.
Il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero chiede anche di “rafforzare la rappresentanza degli italiani nel mondo perché la normativa, per quanto riguarda Comites e CGIE, è datata”.
“Il modo di vivere degli italiani all’estero è cambiato profondamente: sarebbe utile ragionare sulle novità e capire le ragioni per cui a 6 mesi di distanza dall’insediamento del governo non si conoscono ancora i programmi e le iniziative per promuovere le politiche sugli italiani all’estero, in questo limbo ci muoviamo per cercare di richiamare l’attenzione del governo”.
Poi una affermazione gravissima: “Non c’è dialogo tra il Cgie e il ministero degli Affari Esteri e il governo”. Sembra assurdo, ma secondo quanto afferma Schiavone le cose stanno proprio così: in questo esecutivo gli italiani nel mondo non hanno alcun interlocutore alla Farnesina.
“Il Cgie è un organismo dello Stato – sottolinea il segretario generale -, non siamo una associazione di farfallai, siamo rappresentanti di cinque continenti eletti da basi elettorali in secondo grado democratiche e abbiamo prerogative che non ci vengono riconosciute. Questo è purtroppo un grave abuso da parte di chi oggi tenta a parole di narrare qualcosa che non corrisponde alla realtà”.
Guardando al futuro del Consiglio: “Il Cgie ha la volontà di continuare il proprio lavoro fino al termine del mandato che scade l’anno prossimo. Almeno nel primo semestre dell’anno e per quell’appuntamento abbiamo programmato diverse attività”.
“Sono già previste dal 6 al 17 settembre nell’ambito di ‘storie in movimento’ 10 puntate trasmesse da Rai 3. Successivamente abbiamo anche programmato un altro documentario su testimonianze del periodo del Covid realizzato da un operatore Rai che presenteremo in parlamento verso metà ottobre”.
“A questi progetti radiotelevisivi, si aggiunge l’appuntamento clou sul quale abbiamo lavorato negli ultimi cinque anni che è la conferenza Stato-Regioni-Province autonome-Cgie che ha già istituito la propria segreteria. I lavori preparatori sono già stati svolti e da oggi siamo chiamati a definire con la cabina di regia le modalità per realizzarla e soprattutto i tempi. Questo avverrà entro la fine del 2021. Serve ancora definire i passaggi, se farla in videoconferenza o in presenza oppure in una formula mista”.
“A questo appuntamento si aggiungono altri studi di ricerca. Abbiamo avviato studi di ricerca con il Cnr e con alcune università in giro per il mondo per aggiornare la storia delle migrazioni italiane in tutti i continenti. Sono dei volumi che saranno pubblicati da alcune università, soprattutto negli Stati Uniti. A queste si aggiunge uno studio compiuto da una università in Australia sul confronto statistico sulla partecipazione alle elezioni per il rinnovo del parlamento italiano nel 2018 e la partecipazione al referendum del settembre 2020″.
“L’anno scorso abbiamo stipulato un accordo con il museo nazionale dell’Emigrazione italiana di Genova che si aprirà, l’anno prossimo, Covid permettendo. In vista dell’apertura noi pensiamo che sia giusto mettere in rete tutti i musei nazionali per fare in modo che l’offerta museale sulle migrazioni italiane venga promossa in tutto il Paese. Penso che il Cgie abbia svolto il proprio lavoro nel modo migliore”.
“Altri lavori di ricerca riguardano anche le nuove forme di mobilità circolari, i rientri in Italia di italiani che hanno maturato esperienze all’estero e anche un progetto di ricerca sulle famiglie di nuova emigrazione e il loro insediamento nei Paesi di nuovo insediamento. Per finire c’è l’apertura del nuovo portale del Cgie che vedrà la luce nella prima parte di settembre rinnovato con applicazioni e modalità adeguate al tempo”.