“Tanti solisti senza un dirigente”. Michele Schiavone, segretario generale del CGIE, utilizza la metafora calcistica della nazionale italiana agli europei per rivendicare una guida, decisa e concreta come quella del ct dell’Italia, per gli italiani all’estero.
“In Europa è tempo di calcio, la nazionale azzurra accarezza il grande sogno di ripetere la storia, che l’ha vista vincitrice di quattro mondiali e di un campionato europeo”, scrive Schiavone. “Le squadre – prosegue – vincono e si impongono a medio o lungo termine, se i solisti seguono le indicazioni del dirigente, se interpretano gli spartiti in maniera corale e rendono la musica orecchiabile, degna di essere ascoltata e allorquando è condivisa le note riscuotono successo, restano nella storia, diventano immortali dando un senso compiuto all’ingegno dei singoli e al progetto collettivo”.
“Gli italiani all’estero, senza un dirigente capace e riconosciuto, sono soggetti – purtroppo – alle improvvisazioni dei singoli, ai tentativi spesso riparatori o accomodanti dei solisti armati di autostima e recalcitranti al gioco di squadra, lontani dall’eseguire gli spartiti”.
Secondo Schiavone “gli italiani nel mondo hanno bisogno di un dirigente capace di mettere assieme i singoli giocatori perché, sullo scacchiere legislativo, sull’attuazione delle leggi vigenti non toccano palla da tanto tempo, anzi corrono il serio rischio di essere eliminati sia dalle competizioni sportive, sia dall’assistere agli eventi da spettatori. Eppure i tempi grami che stiamo vivendo richiedono uno slancio di umiltà e lo spirito di resilienza con una visione unitaria per superare le avversità sanitarie, sociali e economiche, che segnano in maniera irrequieta questi nostri giorni”.
“Se la nazionale di calcio è riuscita a indicare la via e il cammino da perseguire per raggiungere il consenso e il successo, non dovrebbe essere difficile ispirarsi e trasporre tutto ciò nelle attività del Governo, nelle aule parlamentari, nella vita amministrativa, pubblica e sociale. Serve far girare il pallone tra le file dei nostri connazionali e giocarlo per realizzare il golden goal, che da tempo auspichiamo possa illuminare le stanze di Palazzo Chigi, della Farnesina e gli ambiti nei quali sono schierati i nostri giocatori istituzionali. Gli italiani all’estero vogliono diventare protagonisti e vincere la loro partita, desiderano scendere in campo e non restare seduti in panchina, amano spendersi per l’Italia, per la nostra nazione. Tante volte, in particolare nelle situazioni spinose e geopolitiche, lo sport è riuscito a scongelare il ghiaccio e le rigidità intransigenti aprendo una breccia sull’ostinatezza della staticità. Con un dirigente riconosciuto e tanti giocatori nella stanza dei bottoni anche per gli italiani all’estero la sinfonia diventerebbe musica di successo”, conclude il segretario generale del Consiglio generale degli italiani all’estero.