Michele Schiavone, segretario del CGIE – Consiglio Generale degli italiani all’estero, con una nota avanza la richiesta al Governo italiano di permettere il graduale rientro in Italia dei connazionali residenti all’estero.
“Il Consiglio Generale degli Italiani all’estero da tempo ha segnalato al Governo le condizioni di precarietà e le necessità dei nostri connazionali iscritti all’AIRE attaccati alla speranza di uno scongelamento delle rigide misure di contenimento della mobilità emesse nei diversi Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri – spiega Schiavone -. Oggi che molti paesi europei hanno segnalato la graduale apertura delle frontiere, permettendo de facto il ripristino del traffico aereo e marittimo, nonché l’uso dei mezzi pubblici di trasporto, sollecitiamo con maggiore enfasi l’estensione dei nuovi provvedimenti di allentamento delle misure di contenimento epidemiologico anche ai cittadini italiani residenti stabilmente all’estero”.
“Nella burrascosa discussione che di recente ha visto protagonisti i vari governi europei intenti a stringere accordi per la ripresa economica, sociale e sanitaria del dopocovid, il nostro Paese si è distinto mettendo in campo un forte spirito unitario per rafforzare il comun agire comunitario e il senso costituente dell’Unione europea. Non ci sono ragioni cogenti perché l’Italia si distingua con scelte solitarie e di preclusione mantenendo chiuse le frontiere, visto che oramai c’è una manifesta volontà di altri Paesi europei orientati al ritorno alla normalità”.
“In una ipotetica scala dei valori gli aspetti sanitari e dei diritti universali vanno di pari passo e vanno rispettati alla stregua di quelli economici e finanziari, perché non c’è politica economica che tenga senza il rispetto dei diritti fondamentali. Ad oggi sono già stati rimpatriati 80.000 italiani temporaneamente all’estero senza creare allarmismi sanitari, non ci sono neanche motivi per credere che il rientro dei residenti all’estero possa mettere in discussione gli equilibri raggiunti in queste settimane di quarantena forzata. Il senso di responsabilità è comune – conclude Schiavone – come identici sono i bisogni individuali”.