Il bunga bunga di Firenze. Come quello di Arcore, a casa Berlusconi, proprio no. Pensiamo allora a qualcosa di simile. Escort però erano quelle, escort sono queste in attività in due alberghi di Firenze, il Mediterraneo e Villa Fiesole, e in alcuni agriturismi della zona, a Gavinana e all’Impruneta.
Nidi d’amore a pagamento. Lo scandalo tocca pure Palazzo Vecchio, la casa della città sede del Comune. Un assessore già dimissionario avrebbe messo a disposizione di Adriana, la più ricercata delle escort, un appartamento a titolo gratuito al 14 di via Guido Guerra. Adriana e le altre: 142 signorine e signore secondo la stima degli inquirenti, vendevano amore su prenotazione. A liberi professionisti, ingegneri, direttori di palestre, commercianti, avvocati, titolari di imprese edili e anche un procuratore di calciatori. Quattrocentocinquanta euro a notte il costo di una camera “con coperta” negli Agriturismi.
Il bunga bunga di Firenze avrebbe visto all’opera anche insospettabili ragazze, non solo le professioniste. Una barista, una benzinaia, un’infermiera, qualche studentessa. Ragazze con un altro lavoro, un’altra attività, perché lo facevano? Elementare: arrotondavano facendo le escort. Le professioniste erano di norma sventole di donne, escort di lungo corso e sperimentata milizia, giovani a prescindere. La carne tenera ha sempre un suo prezzo. Ma no, a Firenze non è andata come a casa Berlusconi con le olgettine e la Minetti, la Ruby e le stelline che si sono avvicendate nelle feste a casa del premier.
Nessuna stravaganza, meno che mai i travestimenti, le scene che hanno messo in ridicolo Berlusconi davanti ai colleghi premier e al mondo. La moglie, la signora Veronica Lario, aveva intuito andazzo e intrigo molto prima dell’intervento dei magistrati inquirenti, e aveva denunciato il marito infedele e sporcaccione pubblicamente. Una lettera aperta al giornale “La Repubblica”. Lo scandalo di Firenze va etichettato come una sorta di bunga bunga di tipo classico, antico come l’uomo, rivisitato in chiave moderna. Telefonini, intercettazioni, alberghi di lusso. Gestore, a quanto si dice, tale Franco, detto il puttaniere. Non altro è trapelato finora dalle strettissime maglie dell’inchiesta. Il pm Giuseppe Bianco è una tomba, la consegna al riserbo la sua legge. Una sola cosa è venuta fuori nei giorni scorsi e riguarda uno degli alberghi finiti sotto la lente d’ingrandimento della magistratura: il Mediterraneo avrebbe evaso la tassa di soggiorno. Le accuse parlano di un escamotage: si facevano figurare fra i clienti più bambini, non soggetti al pagamento della tassa di soggiorno.
L’inchiesta è partita da una signora. Una moglie che aveva scoperto le frequentazioni del marito. La polizia ha messo le mani sullo scandalo dopo aver studiato alcuni siti internet dove è possibile fissare appuntamenti con escort. Adriana, la più richiesta, accreditata di prestazioni incredibili al limite della fantasia sfrenata e dell’impossibile, ha abitato alcuni mesi, tra il 2011 e il 2012, gratis, in un appartamento di una cooperativa, il Borro, legata a Massimo Mattei. L’assessore Pd, ora in ospedale per motivi di salute, si è dimesso prima dell’esplosione dello scandalo. Mattei ha ricoperto l’incarico di presidente del Consorzio di cooperative il Borro da giugno 2008 al 2012. Il consorzio è presente in diciotto residenze sociali assistenziali nelle province di Firenze e Prato. Gestioni dirette e indirette di ottocento posti letto. Lo slogan del Borro è “Amore per le persone”. Slogan che Adriana avrebbe fatto suo, in qualità di escort, professione non a conoscenza dei titolari della struttura, usando l’appartamento di via Guido Guerra, messo gratuitamente a sua disposizione, per alcuni incontri d’amore.
Il Borro ignorava quale professione svolgesse Adriana, ex fiamma del figlio del presidente di una popolare squadra di calcio. I dirigenti avevano dato la casa in comodato d’uso, sollecitati evidentemente da un intervento dall’alto, perché la donna aveva dichiarato di attraversare “un momento di grave difficoltà”. Adriana diceva a tutti di avere bisogno aveva di un lavoro, non solo di una casa, e nessuno riusciva a darglielo. Per la Procura, il Franco sopracitato deve rispondere di favoreggiamento della prostituzione. Il suo telefono (e quelli di altre persone) è stato messo per mesi sotto controllo: registrati gli appuntamenti e le attività tendenti al procacciamento delle escort. Franco nega: solo qualche serata, niente droga e niente alcol, nessuna ragazza minorenne ha mai partecipato. Comunque, una bella vita. Esattamente come il nome dell’inchiesta: “Bella vita”. Ma come la mettiamo con il contenuto delle telefonate ascoltate dagli investigatori della polizia postale coordinati da Stefano Pierazzi e dagli accertamenti portati a termine da Roberto Varallo? Rilevati colloqui che definire boccacceschi è niente. Il kamasutra illustrato al telefono.
In tutto gli indagati per favoreggiamento della prostituzione sono quattordici. Il pm Giuseppe Bianco ne aveva chiesto l’arresto, negato dal giudice delle indagini preliminari. Ma scandalo, così sembra, è destinato a non finire qui. Sarebbero in arrivo nuove inchieste. Il bunga bunga di Firenze potrebbe riguardare altri hotel e altri agriturismi.
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