Il mercato dei veleni. La banca della droga. Un’industria all’aperto e al chiuso che fattura oltre dieci milioni di euro al mese. Cocaina, eroina e altre porcherie spacciate ventiquattro ore su ventiquattro. Una giornata tipo a Scampia, il regno dell’illegalità, la sede del più grande commercio di droga in Italia. Forse del mondo. I boss, incontrollati e incontrollabili, realizzano affari d’oro: trentamila euro netti al mese per ogni famiglia, al netto delle spese: il compenso alla catena di dipendenti, guaglioni e muschilli, venditori e postini della droga, e i contributi da elargire alle famiglie dei carcerati. E dentro e sullo sfondo la guerra scatenata dai clan cosiddetti “girati”.
Il gruppo Di Lauro che ha deciso di riappropriarsi con il fuoco le piazze dello spaccio. Questa guerra non facilita il business. Se vogliamo, lo rende anche meno redditizio. Colpi di pistola e di mitragliette non favoriscono lo smercio. Un costo da pagare, come è di norma in ogni guerra. A fronte di un affare enorme, spropositato, il riflesso negativo derivante dalle faide tra cosche rivali. L’ultima, quattro mesi fa, ha costretto allo stato di allerta le forze dell’ordine. Il cui obiettivo vero è tuttora la cattura dei cinque superlatitanti ancora introvabili. Una perquisizione in casa della madre di uno dei boss alla macchia ha portato alla scoperta di un tesoretto. Centomila euro nascosti in un doppio fondo nella parete d’ingresso dell’abitazione.
Scampia è ricchezza sporca, puzzolente, disperazione, degrado voluto. Le faide a colpi di arma da fuoco e di morti ammazzati hanno causato gravi danni economici alla holding della criminalità. Per dirne una, fino a poche settimane fa, solo nell’isola delle famigerate Case di Puffi, si fatturavano
mensilmente dieci milioni di euro provenienti dalla vendita di eroina, cocaina e kobrett. Ventiquattro ore su ventiquattro, con il minuzioso, preciso impiego di un esercito di pusher, pali e vedette affiliate al sistema Scampia. Un’industria impressionante, numeri sbalorditivi, paradossalmente tali da poter raddrizzare l’economia italiana. Pensate agli introiti dello Stato, se fosse possibile trasformare l’illegalità in legalità. Stiamo parlando purtroppo
di un’utopia. Dieci milioni al mese fatturava la Casa dei Puffi. Una sorta di società per azioni, laddove trattasi di società ad irresponsabilità illimitata. Quindici soci, azionisti della droga, si dividevano (si dividono e si divideranno, quando le cose andranno di nuovo a pallino a Scampia) il ricavato dall’industria del malaffare: trentamila euro netti. Davanti a queste cifre riesce facile capire come camorra spa riesca a fare facili proseliti a Scampia e dintorni.
Gomorra è qui. Come a Trentola Ducenta, Caserta, distante pochi chilometri. Il paese del male, dove hanno operato autentici assassini della salute pubblica. Il paese del terreno agricolo dove venivano coltivati pomodori, broccoli e frutta, trasformato in discarica di rifiuti tossici, provenienti anche dal nord Italia. Un terreno nella disponibilità dell’imprenditore Elio Roma, vicino al clan dei Casalesi, e posto ora sotto sequestro dalla Squadra Mobile di Caserta. I rifiuti tossici contenenti arsenico, cadmio, idrocarburi pesanti, stagno e altre sostanze nocive, finivano direttamente nei terreni agricoli. I contadini sul posto, compiacenti, ricevevano in cambio denaro; ad altri, ignari, veniva riferito che si trattava di concimi e fertilizzanti. Un terreno
killer gestito da autentici assassini. A Scampia le faide hanno assestato un significativo (purtroppo momentaneo) colpetto al malaffare. Soffre in questi giorni soprattutto l’indotto, il mercato parallelo alla droga. In crisi la vendita di veri e propri kit parasantari, che comprendono siringhe per bucarsi, lacci emostatici, ovatta, acqua ossigenata per diluire le dosi di eroina. Un mercato che riusciva a fatturare ogni mese millecinquecento euro con la solo vendita dei kit. Le faide hanno calamitato su Scampia polizia in gran numero e carabinieri: messe sotto assedio le piazze dello spaccio. I venditori di kit
erano lì, all’ingresso del quartiere in cui si vende la morte. Ordinato dal ministero dell’Interno Annamaria Cancellieri, l’assedio mira a fare terra bruciata intorno alla camorra che ammazza e si ammazza. Di morti e omicidi, voluti e tragicamente involontari, qui si è perso il conto. Scampia gli unici conti che tornano sono quelli della droga. Centoventi milioni di euro l’anno solo nelle Case dei Puffi.
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