Ieri è morto l’ex-presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, un uomo che di certo ha lasciato la sua impronta sul cammino della storia del nostro Paese. Sul mio blog, "Italia e mondo", ho dedicato a lui uno scritto intitolato "Scalfaro, basta con l’ipocrisia". Di sicuro, egli non sarà dimenticato. E’ stato un uomo che ha diviso e che, anche da morto, continuerà a dividere l’opinione pubblica. In un certo senso, il suo settennato al Quirinale (1992-1999) è stato anomalo. Di norma, un presidente della Repubblica deve avere un ruolo di terzietà poiché deve garantire sia la Costituzione e sia la coesione del popolo italiano. Per questo motivo, deve dissimulare le proprie idee ed adattarsi al suo mandato. Scalfaro, invece, ha da subito creato una divisione, facendo scelte che, come ha affermato giustamente il segretario del Popolo della Libertà, onorevole Angelino Alfano, non erano condivise da tutti. Questo atteggiamento è stato anomalo, com’è stato anomalo ciò che ha fatto in seguito. Infatti, lui è sempre rimasto fedele a quel vecchio impianto della Prima Repubblica, quel vecchio impianto in cui i governi venivano fatti con gli accordi tra i partiti in Parlamento dopo le elezioni e non prima di esse e che era legato al vecchio centralismo, a scapito di un’esigenza di una maggiore autonomia locale, il federalismo. Ha fatto una sorta di "accanimento terapeutico" su un sistema politico che era destinato a finire. Per la sua conoscenza della Costituzione e della politica, Scalfaro sarebbe dovuto essere il primo ad incoraggiare le riforme, come quella federale e quella delle istituzioni. Invece, egli ha difeso lo status quo, con tutte le sue problematiche. Oggi, noi ne paghiamo lo scotto. Comunque, a Scalfaro va riconosciuto l’onore delle armi. Almeno non è stato ipocrita e la sua ideologia era nota. Se lui non è stato ipocrita, non lo sarò io nell’esprimere il mio pensiero. Per questo motivo, ai suoi cari va il mio messaggio di cordoglio ma non ritengo giusto fare dei ritratti "agiografici" su quella persona. Lui ha frenato l’ammodernamento del nostro Paese.
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