Ho sempre pensato, e credo ancora, che gli Stati Uniti siano una grande democrazia liberale e che alcune cose dello stile di vita americano e dei suoi valori possano essere, per noi europei, un esempio da seguire. Sono altresì convinto che la politica internazionale degli USA, come quella di ogni altro stato del mondo, non sia finalizzata a un generoso e irrazionale altruismo, bensì dalla comprensibile volontà di perseguire il mantenimento e magari l’accrescimento del benessere dei propri cittadini.
Sono stato Deputato al Parlamento Italiano per tre legislature e mi sono sempre occupato, non solo durante quel periodo, di politica internazionale. Come la maggior parte di noi ho reagito con dolore e indignazione al vile attacco terroristico dell’11 settembre ed ho condiviso la guerra dichiarata da Washington contro i talebani dell’Afghanistan. Purtroppo, ho dovuto anche costatare gli innumerevoli errori commessi da nostri alleati e amici almeno da quel momento in poi.
E’ stato un errore strategico gravissimo aver dichiarato la guerra all’Iraq, liberando così il fronte ovest dell’Iran dal loro acerrimo nemico che ne impediva la continuità della loro estensione strategica fino al Mediterraneo. Ovviamente, non provavo nessuna simpatia per Saddam Hussein ma, ancora prima che la guerra scoppiasse, avevo scritto su di una testata americana internazionale che far cadere Saddam avrebbe creato un pericoloso vuoto di potere, a meno di una numericamente enorme e di lunghissima durata presenza di militari americani su quel territorio. Tralascio, per pietà di causa, gli errori operativi e la scarsa capacità di empatia sia del governo USA sia degli uomini inviati a Baghdad per gestire la ricostruzione del Paese.
La loro serie di errori non è però finita in Iraq. Come i fatti stanno a dimostrare, è continuata in Siria, in Egitto, in Libia (con la complicità del megalomane Sarkozy) e sta ora manifestandosi con tutta la sua pericolosità in Ucraina.
So benissimo che, in parte per ignoranza in parte per nostalgia, un po’ per fanatismo, sono ancora molti gli americani, politici e semplici cittadini, che ritengono sia loro interesse “contenere” la Russia. Così come conosco le ataviche paure nei confronti di un potenziale espansionismo russo da parte di polacchi e Paesi Baltici. Voglio tacere, sempre per pietà, sugli ipocriti sentimenti “umanitari” a fasi alterne degli svedesi. Tuttavia, ritengo che identificare nella Russia un suo presunto, ma inverosimile, desiderio di ricostruire l’Unione Sovietica sia un tragico errore di valutazione. Naturalmente, anche i russi hanno i loro propri obiettivi nazionali ed è più che comprensibile che, dopo che l’occidente ha tradito gli impegni assunti con Gorbaciov per una non estensione della Nato fino ai suoi confini, si nutrano, anche a Mosca, forti dubbi sulle reali intenzioni occidentali e si desideri garantire i propri confini con Stati non nemici o almeno non militarmente avversi.
L’interesse di tutto il mondo occidentale non può e non deve esser quello di isolare Mosca. Al contrario, questa grande riserva di materie prime, culturalmente vicinissima all’Europa, dovrebbe essere vista come un nostro grande alleato politico ed economico per tutto il secolo che abbiamo di fronte. Il suo sviluppo ha davanti spazi enormi ed è proprio a ovest che il Cremlino ha sempre guardato per favorirlo. Inoltre, chi nel futuro potrebbe insidiare la nostra posizione nel mondo sta molto più a est e, debito pubblico permettendolo, è verso laggiù che gli Usa dovrebbero concentrare la loro attenzione.
Sbagliano, dunque, gli americani, ma quello di cui non riesco per nulla a farmi una ragione e, anzi, sento in me montare una sempre maggiore indignazione è per l’atteggiamento europeo che si accoda a un comportamento totalmente masochistico, andando in modo più che evidente contro i propri stessi interessi immediati e di medio temine.
Si sostiene sempre che il vero amico sia quello che sa dire le verità, anche le più spiacevoli, al proprio sodale e che faccia di tutto per correggerlo quando sbaglia. Germania, Italia e Francia sembrano averci provato per un po’, ma oggi anche loro sembrano essersi accodate agli altri.
Non si venga a raccontare della volontà democratica manifestata dal popolo ucraino a Maidan. E’ oramai noto a tutti quanto su un comprensibile malcontento locale si siano innestati aiuti finanziari e organizzativi di alcuni Paesi occidentali. Né si venga a colpevolizzare la Russia per gli aiuti militari e di uomini che sta offrendo ai ribelli dell’est ucraino: forse che gli americani e alcuni dei loro alleati non stanno facendo la stessa cosa con l’esercito di Kiev?
La cosa più grave è che quei Governi europei che hanno spinto per la firma dell’accordo tra UE e Ucraina sembrano del tutto indifferenti ai costi politici, ma soprattutto economici diretti, che ciò significherebbe per tutti i contribuenti europei. Stiamo prendendo per la gola greci e portoghesi, per non parlare di altri, costringendoli a vita da stenti e disoccupazione alle stelle e vorremmo invece riversare decine e decine di miliardi di euro per finanziare un Paese di cinquanta milioni di abitanti la cui economia, per più del 50%, è legata proprio a quella russa.
Mi rendo conto profondamente della necessità di non creare fratture all’interno dell’Unione Europea, così come ritengo che l’alleanza occidentale debba continuare a costituire una nostra scelta strategica fondamentale. Ma a tutto c’è un limite! E se gli USA passano da errore in errore mettendo a rischio il loro stesso ruolo egemone nel mondo, se proprio non riusciamo a farli ragionare, evitiamo almeno di cadere nell’abisso con loro. Non ci guadagneremmo né noi né loro.
Da cittadino, politico ed ex Parlamentare italiano, pretendo che il nostro Governo, possibilmente assieme a quelli che ancora in Europa mantengono il buon senso, si dissoci dalla rottura dei nostri virtuosi rapporti con il vicino russo.
Il ministro Mogherini sta facendo sicuramente molto e non si può che apprezzare la sua prudenza e i suoi tentativi di mediazione. Sembra però, purtroppo, che, anche a causa di una masnada di giornalisti italiani ed europei, ignoranti e ipocritamente buonisti, l’opinione pubblica sia fuorviata dalla realtà degli avvenimenti. Anche se, ciò considerato, la sua azione diventa sempre più difficile, mi auguro fortemente che continui e che, se non esistessero alternative, abbia il coraggio, con tutto il Governo, di dissociarsi dai comportamenti fortemente nocivi per noi tutti e per le nostre imprese.
*Già Vice Presidente della Commissione Affari Esteri e Comunitari della Camera dei Deputati
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