È stata pubblicata alcuni giorni fa dagli amici Ricky Filosa (ItaliaChiamaItalia) ed Ennio Marchetti (Italiani RD) la notizia riguardante la presentazione di una nuova interrogazione parlamentare per chiedere la riapertura dell’Ambasciata d’Italia a Santo Domingo, vista la sentenza con cui il Tar del Lazio nel mese di giugno del 2015 ha annullato il decreto che ha soppresso la sede diplomatica e consolare in Repubblica Dominicana.
Proprio attraverso il quotidiano on line del Direttore Filosa, un paio di mesi fa ho avuto modo di dare sfogo al mio pensiero per chiedere un maggiore sforzo da parte dei nostri Deputati e Senatori eletti all’estero, per cercare di ottenere risultati concreti per ciò che riguarda la riapertura di un minimo di ufficio che possa erogare in maniera soddisfacente i servizi consolari di cui abbiamo bisogno. Il mio articolo fu scritto a seguito di alcune sfortunate dichiarazioni di uno dei nostri Deputati appartenenti alla ripartizione Nord e Centro America. Con la nuova e (spero) efficace interrogazione parlamentare presentata, questa volta non posso che lodare l’operato dei nostri eletti in Parlamento: l’On. Porta (eletto all’estero) e l’On. Mongiello, indipendentemente dall’aerea politica alla quale essi appartengono.
Da quasi 13 mesi l’Ambasciata è chiusa. Per quanto se ne dica, qualsiasi richiesta di servizi presentata agli uffici competenti, risulta essere molto più macchinosa rispetto a prima, per evidenti ragioni logistiche. L’Ambasciata d’Italia a Panama, senza entrare in dettagli riguardo l’efficienza con la quale sta operando, è palesemente vittima di questa situazione. Non si può pretendere da loro l’impossibile, così come non si può pretendere che la rete consolare onoraria in loco possa fare quel lavoro che a malapena riuscivano a svolgere i più o meno 15 impiegati che c’erano quando l’Ambasciata a Santo Domingo era aperta.
Il problema della trasparenza nell’erogazione dei servizi consolari da parte della nostra Rappresentanza in Repubblica Dominicana c’è sempre stato. È ormai opinione comune e generalizzata che la spending review c’entra poco con la decisione di chiudere i battenti in Repubblica Dominicana. E se non bastasse l’opinione di noi comuni mortali, c’è sempre la sentenza del TAR del Lazio che, interpellato da alcuni connazionali ivi residenti e l’associazione Casa de Italia, ha chiaramente dato uno schiaffo al Ministero degli Esteri.
Ogni tanto mi chiedo: ma non siamo anche noi (comunità italiana in Repubblica Dominicana) un pò responsabili di questa situazione? Mi domando cosa accadrebbe se dalla sera alla mattina venisse annunciata la chiusura della Rappresentanza Diplomatica e Consolare americana, tedesca, spagnola, francese… troppo facile criticare sempre e solo il Governo che ha preso questa illogica decisione, i politici che fanno poco per aiutarci, coloro che con le loro azioni truffaldine hanno probabilmente contribuito alla scelta finale di chiudere la sede di Santo Domingo.
Io sono stato tra coloro che hanno tentanto di alimentare il dibattito, sia mezzo stampa che candidandomi alle passate elezioni del Comitato Italiani Residenti all’Estero di Panama (Com.It.Es. Panama), per presentare fin da subito ed in maniera istituzionale le problematiche che avrebbe dovuto sopportare il pubblico in generale (e che sta tutt’ora sopportando, nonostante qualche miglioramento probabilmente generato dall’arrivo del nuovo Ambasciatore a metà 2015, l’apertura di un ufficio outsouring per le richieste di visto e l’aumento di impiegati presso la sede di Panama). Mi rendo però conto che anche io mi sono svegliato tardi. Mea Culpa!
Per anni ho sentito lamentele. Per anni in pochi hanno tentato di far migliorare infrastruttura e servizi offerti dalla Sezione Consolare. Per anni tutti bravi a criticare l’operato di impiegati e quan’altro ma denuncie quante? Per anni anche io mi sono disinteressato a questo tipo di faccende. Vuoi perchè nei miei primi 10 anni di Repubblica Dominicana sono stato un semplice utente senza quasi bisogno di sbrigare faccende burocratiche personali, vuoi perchè ho avuto modo di vedere dal di dentro come funzionasse l’Ambasciata (avendoci lavorato tra la fine del 2008 ed inizio 2011). Poi però il lavoro che svolgo dalla metà del 2011 mi ha portato a scontrarmi più volte con l’Istituzione Ambasciata, senza contare la tesi universitaria che ho presentato (per alcuni polemica), dedicata all’analisi dell’applicazione delle normative vigenti da parte dell’ufficio visti durante l’anno 2012.
Dulcis in fundo, la notizia della chiusura prontamente pubblicata per la prima volta a fine dicembre 2012 da ItaliaChiamaItalia, con un susseguirsi di sviluppi sconcertanti. Provai a fare un pronostico sul giornale di Filosa nel mese di aprile del 2014, riguardo a come sarebbero stati erogati i servizi. Modestie a parte, ho azzeccatto quasi tutto, però all’epoca fui fin troppo ottimista riguardo il normale funzionamento delle cose.
Il letargo imposto dal caldo sole dei Caraibi, a quasi due anni di distanza dalla notizia della chiusura, si sta interrompendo solo per coloro che, scontrandosi con la burocrazia, trovano complicate alcune gestioni che dovrebbero essere di facile risoluzione. Forse è proprio questo il nostro problema come comunità: le proteste si generano solo quando arriva il momento in cui abbiamo bisogno singolarmente di qualcosa. Coloro che a modo loro si sono attivati per contrastare l’illogicità di chiudere una sede come quella di Santo Domingo hanno ottenuto qualche risultato positivo e vinto alcune battaglie, ma il cammino è ancora parecchio tortuoso. L’Ambasciata è ancora chiusa. C’è bisogno di una comunità più coesa e forte.
Prospettive di riapertura? A mio modo di vedere le cose ci sono tre elementi che, se sommati alla sentenza del TAR, fanno pensare ad una possibile riapertura: verso la fine del 2015 è stata annunciata quasi in contemporanea la nomina di un nuovo Ambasciatore Dominicano a Roma (la signora Peggy Cabral) dopo svariati mesi senza questa importante figura diplomatica in Italia, la presentazione delle Credenziali da parte di S.E. l’Ambasciatore Apicella ed il riconoscimento dell’Ing. Dina (Console Generale Onorario) da parte della autorità locali.
Alcuni sono tenuti a pensare che questi tre elementi vanno interpretati in maniera radicalmente opposta alla mia (Governo dominicano decide di rompere il ghiaccio riattivando regolarmente i rapporti diplomatici, preso atto che l’Italia non tornerà indietro rispetto alla decisione presa di mantenere la sede a Panama). Io la penso diversamente. Un riavvicinamento tra il Governo italiano ed il dominicano, non sarà conseguenza di un qualche accordo tacito di riapertura? Io sono speranzoso.
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