Tempi difficili per l’Ambasciata d’Italia a Santo Domingo, che ha riaperto lo scorso febbraio ma ancora non è riuscita a tornare operativa al cento per cento. L’arretrato è tanto, le risorse umane ed economiche a disposizione sono poche. Per mandare avanti la baracca funzionari ed impiegati fanno del loro meglio, rimanendo spesso negli uffici oltre l’orario di lavoro, per recuperare e smaltire le pratiche ancora inevase. Di questo, siamo testimoni.
Non possiamo dunque che apprezzare e compiacerci per il senso di responsabilità di chi sacrifica perfino il suo tempo libero per rispondere ai bisogni dei cittadini e rimediare agli errori della politica, quella cieca e sorda, quella dei partiti romani, che continuano a guardare ai connazionali all’estero come italiani di serie B.
L’Ambasciatore italiano a Santo Domingo, Andrea Canepari, sta cercando di rimettere in moto la macchina e di farla camminare, con la benzina che ha a disposizione. Le difficoltà non mancano e su ItaliaChiamaItalia spesso le abbiamo raccontate, ma è certo che la riapertura dell’Ambasciata deve essere considerata una nostra conquista. Sapremo quindi aspettare la piena operatività. Per adesso sono in pochi, all’interno della sede diplomatica, ma c’è la concreta speranza che le elezioni ormai vicine possano portare a Roma i nostri rappresentanti più determinati ad ottenere le risorse che servono.
Intanto, l’Ambasciata c’è. Ed è sempre meglio averla che non averla.
Così come è meglio avere un Comites che non averlo. Noi italiani residenti nella RD abbiamo un Comites a metà, un comitato che dividiamo con Panama. Ma i consiglieri della Repubblica Dominicana, l’abbiamo constatato personalmente, sono persone che trovano il tempo di dedicarsi ai bisogni della comunità per puro volontariato. Non tutti sarebbero disposti a farlo.
Santo Domingo, lettera aperta di Ricky Filosa all’Ambasciatore Andrea Canepari
Insomma, non è giusto dire che tutto va male, che non funziona niente, che era meglio prima; prima quando? Quando non avevamo alcun punto di riferimento? Ambasciata e Comites sono istituzioni necessarie che non svolgono un ruolo semplicemente burocratico, ma ci sono vicine quando serve un aiuto e cercano di affrontare anche i problemi umani più urgenti.
Nonostante le difficoltà che si conoscono, a ItaliachiamaItalia arrivano anche testimonianze di casi di solidarietà ed impegno che invece si conoscono meno. Storie a lieto fine, che fanno bene al cuore e ci fanno pensare di essere protetti: una sede diplomatica presente sul territorio per noi italiani all’ estero è come una madre di famiglia che si preoccupa dei suoi figli e cerca di averne cura per quanto può. L’importante è che possa farlo: questa è l’unica condizione.
È storia recente quella di un pensionato italiano Mario Giordanelli residente a Boca Chica, gravemente malato di diabete. Aveva bisogno di tornare in Italia per curarsi, ma come? Senza un soldo in tasca e con passaporto scaduto. Da quattro anni non usciva dal Paese. Allora si è mossa la solidarietà italiana, quella solidarietà che gli italiani non fanno mancare mai. Un caso di emergenza che il consigliere Comites Angelo Viro, dietro richiesta del connazionale Bruno Velotto, ha segnalato alla nostra Ambasciata con la richiesta di interessamento. Il nostro connazionale ha così potuto ottenere il documento per viaggiare e sono state pagate le spese per il suo rientro a Roma, dove lo aspettava un’ambulanza che l’ha portato in ospedale per l’assistenza sanitaria necessaria.
E’ solo un esempio della sensibilità dei nostri rappresentanti. Quante volte, per esempio, il presidente del Comites, Paolo Dussich, ha incontrato i detenuti italiani nella RD senza farne alcuna pubblicità? Quante volte Maria Rigamonti, anche lei membro Comites, a Juan Dolio e nelle zone limitrofe, si è data da fare per assistere i nostri fratelli italiani? Che dire di Flavio Bellinato, stimato e apprezzato da tutta la comunità per le sue doti professionali e umane: Flavio vive il volontariato ogni giorno, sulla propria pelle.
Ambasciata e Comites, lavorando in sinergia, possono fare molto per noi italiani della RD, personalmente ne sono convinto. E sono altrettanto convinto che i nostri sforzi per rendere più efficienti i servizi e le protezioni agli italiani della Repubblica Dominicana, e del mondo, devono essere compiuti a Roma, dentro i palazzi del potere, attraverso l’impegno e la costanza di chi viene eletto a questo scopo. Nessuno deve essere lasciato solo, soprattutto se è lontano dalla madrepatria.
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