Il re è nudo. Il re è morto. Così l’oracolo Celentano, che nulla ha a che vedere con il cantante Celentano, finisce la sua carriera di "predicatore per grazia ricevuta": il pubblico verace ha finalmente fatto giustizia, sentenziando con giudizio implacabile che le ipocrite lodi sperticate da anni a un presuntuoso e improbabile "messia de’ noantri" erano in realtà una manipolazione mediatica organizzata ad arte dal suo staff artistico, diretto con piglio inflessibile da quel peso massimo dell’industria musicale che è diventata Claudia Mori.
La crisi mistica di un cantante naif, arrivato meritoriamente al successo per le sue doti istintive e la sua voce maschia di grande effetto armonico, sarebbe pure potuta passare come autentica, se il personaggio avesse continuato ad esprimersi a modo suo: nel passaggio da Bingo Bongo e Serafino fino a un buon don Camillo magari più ispirato, l’evoluzione sarebbe stata verosimile.
Ma il prefetto Mori, la moglie padrona, ha ecceduto nella trasformazione; e il sempliciotto ragazzo di campagna, ha cominciato a sparare discorsi sofisticati alternati a pause lunghissime e sospette (dagli auricolari gli suggeriscono le parole e lui prende tempo?), proponendosi come una specie di filosofo, se non addirittura teologo, e trascurando nel tempo di esprimere se stesso, re degli ignoranti, capace di ritmi travolgenti e di interpretazioni personalissime, esaltate dalla voce calda e sensuale.
Basta, vai a casa!, gli urlano dalla piccionaia sanremese all’ennesimo interminabile sproloquio: ed è la fine di un falso mito.
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