Misure mirate per debellare le epatiti da virus A e B, che in Italia contano complessivamente oltre due milioni di casi e costano al Servizio sanitario nazionale un miliardo di euro l’anno tra costi diretti e indiretti. E’ l’obiettivo del Piano nazionale per la lotta alle epatiti: il documento verra’ presentato entro novembre, con tutta probabilita’ in occasione della celebrazione italiana della Giornata mondiale delle epatiti, il 29 novembre.
L’annuncio arriva dagli esperti italiani riuniti a Boston per il Congresso mondiale dell’Associazione americana per lo studio delle malattie del fegato (Aasld).
Un Piano molto atteso e che segue ad una precisa richiesta dell’Organizzazione mondiale della Sanita’ (Oms) che, nel 2010, con la risoluzione 63-18 ha stabilito che le epatiti sono un problema sanitario di interesse mondiale ed ha richiesto a tutti gli Stati di dotarsi di Piani specifici per la lotta a tali infezioni. Molti Paesi extra-europei ed Ue, come Francia e Germania, si sono gia’ dotati di un Piano, mentre in Italia – dove la prevalenza di epatiti C registra il tasso piu’ alto in Europa, con circa 1,6 milioni di casi – il documento, commentano epatologi ed associazioni, arriva con ritardo.
Obiettivi del Piano, secondo quanto anticipato dagli esperti, sono, innanzitutto, l’ampliamento dell’accesso alle cure, il rafforzamento delle misure per la prevenzione e il miglioramento dell’informazione e sensibilizzazione dei cittadini. Il via libera al Piano, messo a punto da una commissione istitutita dal ministero della Salute, e’ dunque molto atteso da medici e associazioni di pazienti, anche se resta da chiarire, rilevano gli esperti, l’entita’ dei fondi che verranno destinati sul territorio per la messa in campo delle misure concrete di contrasto alle epatiti.
Il Piano nazionale rappresenta un ‘passo fondamentale – sottolinea l’epatologo del Policlinico di Milano Massimo Colombo – poiche’ finalmente si affrontera’ un problema fino ad oggi spesso sottovalutato, e queso perche’ gli effetti e i danni delle epatiti virali non sono immediati, ma si vedono invece a distanza di anni’.
Soddisfatto anche il presidente dell’Associazione italiana per lo studio del fegato, Paolo Caraceni: ‘E’ fondametale avere una visione globale del problema per poter migliorare la situazione attuale, che – ricorda – ogni anno registra ancora nel nostro Paese circa 15.000 decessi legati alle malattie del fegato e 1.000 trapianti correlati a patologie epatiche’.
Discussione su questo articolo