E’ un panorama variegato quello che esce dall’indagine nazionale Esiti del ministero della Salute sulle prestazioni degli ospedali. Dai 42 indicatori scelti, applicati ai 1483 ospedali italiani con piu’ di 10 dimissioni annue, emergono criticita’ e buone prassi equamente distribuite sul territorio nazionale, anche se in diversi casi il sud continua ad avere i trend peggiori. Ecco alcuni esempi estrapolati dall’enorme database messo a punto, che a febbraio potrebbe essere aperto anche ai semplici cittadini.
– PARTI CESAREI IN DIMINUZIONE Per la prima volta dopo diversi anni il numero di parti cesarei in Italia sta diminuendo, ed e’ arrivato al 27,4% nel 2011 (era il 29,5% l’anno precedente). Il dato pero’ non deve generare facili ottimismi: "Innanzitutto sono rimasti molti punti nascita con meno di 500 parti all’anno, il minimo per avere dei buoni esiti – ha spiegato Carlo Perucci, direttore scientifico del Programma – inoltre su questo tema c’e’ una vera e propria divisione con il nord, in particolare Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia, che fa pochi cesarei, e Lazio, Campania e Sicilia con valori alti". Dal punto di vista delle singole strutture quella piu’ virtuosa e’ l’ospedale Vittorio Emanuele II di Carate Brianza con solo il 4%, mentre il peggiore e’ la clinica Mater Dei di Roma con il 91,9%, anche se l’esperto ha segnalato tassi maggiori del 60 anche in molti grandi ospedali napoletani.
– PER INTERVENTI ALL’ANCA ATTESE LUNGHE Nel caso di fratture all’anca negli anziani, ha spiegato l’esperto, e’ cruciale operare entro 48 ore per evitare gravi disabilita’. Secondo la media nazionale pero’ questo avviene solo nel 33% dei casi: "In Gran Bretagna hanno iniziato un programma di incentivi perche’ consideravano il 78% troppo basso – sottolinea Perucci – il dato italiano e’ fatto di strutture che riescono a superare l’80%, distribuite in tutta Italia, e altre con valori estremamente bassi. In questa categoria ci sono piu’ ospedali del Sud, con il primato che va al Lazio".
– CHIRURGIA ONCOLOGICA, TROPPE STRUTTURE Per quanto riguarda la chirurgia oncologica il problema principale e’ il ‘nanismo’ di molte strutture: "Secondo le linee guida internazionali un chirurgo dovrebbe fare almeno 40 interventi su tumori gastrici l’anno – sottolinea l’esperto – in Italia 690 strutture li effettuano, ma 577 ne fanno meno di 20. Poi ci sono ospedali, come l’Umberto I di Roma, dove ci sono 15 reparti di chirurgia abilitati a questo tipo di interventi".
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