Com’è noto, dallo scorso dicembre sono cambiate alcune delle regole che riguardano la cittadinanza italiana, nuove norme contenute nel cosiddetto dl Salvini, quello su immigrazione e sicurezza.
Come anticipato nei giorni scorsi su ItaliaChiamaItalia, tra le novità c’è anche quella dell’obbligo di conoscenza della lingua italiana, MA OCCHIO!, soltanto quando si tratta di cittadinanza per matrimonio o per residenza.
Lo sottolineiamo con forza, perché abbiamo ricevuto moltissime email e tantissime richieste di chiarimento sui social, in particolare dal Sud America ma non solo, da parte di italiani all’estero e discendenti di emigrati che volevano saperne di più.
Dunque, per evitare confusioni, ci teniamo a evidenziare che non esiste l’obbligo di conoscere l’italiano per quanto riguarda le cittadinanze per ius sanguinis, ovvero per linea di sangue. Non potrebbe essere altrimenti, del resto.
Chi ha sangue italiano è italiano, non ha bisogno di dimostrare di sapersi esprimere in lingua italiana, perché ce l’ha nel proprio Dna.
Semmai la questione che prima o poi dovrà essere affrontata è un’altra: fino a quale generazione può considerarsi valido uno “ius sanguinis” puro? Quanto dura una “linea di sangue”? Fino al nonno? Al bisnonno? All’infinito?
Oggi non esistono limiti per la trasmissione di cittadinanza ius sanguinis, ma non sono pochi coloro che ritengono che continuare così non sia più possibile. Ci risulta che nei prossimi mesi politica e istituzioni si dovrebbero occupare anche di questo tema. Tocca a loro dare risposte e trovare le soluzioni migliori.