Amori concepiti sull’insicurezza. Amori cresciuti nella prevaricazione. Amori dove il rifugio si trasforma in prigione. Amori uccisi dalla violenza. Questi sono gli amori malati. A lanciare l’allarme in occasione della festa di San Valentino è l’Università Popolare delle Discipline Analogiche (www.upda.it).
«Si tratta di amori in cui possesso ed ossessione prendono il sopravvento sulla fiducia» sottolinea lo psicologo Stefano Benemeglio, padre delle discipline analogiche, che nel corso dei suoi 54 anni di attività, esaminando centinaia di migliaia di casi concreti, si è purtroppo dovuto confrontare con casi del genere.
Secondo le stime dell’Università Popolare delle Discipline Analogiche solo in Italia sono almeno 2 donne vittime di stalking ogni ora. Quindi anche a San Valentino 48 donne subiranno una qualche forma di violenza fisica o psicologica.
«Si impone dunque la necessità di rafforzare le dimensioni della prevenzione attraverso la sensibilizzazione dell’opinione pubblica ed attraverso la diffusione di una corretta “educazione ai sentimenti” che deve interessare sia gli uomini che le donne» spiega Samuela Stano, presidente dell’Università Popolare “Stefano Benemeglio” delle Discipline Analogiche (www.upda.it).
Ma cosa vuol dire “educare ai sentimenti”? «Significa soprattutto diffondere la consapevolezza che i propri sentimenti -soprattutto quelli negativi- debbano essere conosciuti, modulati e gestiti al fine di evitare che diventino volano di azioni orribili» risponde Stefano Benemeglio.
«Nell’ambito di coppia troppo spesso si rinuncia alla propria personalità e alla libertà individuale in nome di un grande amore, che – senza autonomia e rispetto – amore proprio non è» aggiunge Samuela Stano.
Quali sono i segnali a cui bisogna prestare più attenzione? «Il campanello d’allarme di un amore malato si ha quando una relazione inizia a diventare così totalizzante da portare ad escludere il mondo esterno» rimarca il fondatore delle discipline analogiche.
In questi casi è quasi sempre l’uomo ad iniziare a manipolare gradualmente la donna e ad assoggettarla, passando attraverso una fase di condizionamento che sfocia poi in violenze inizialmente solo verbali e successivamente anche fisiche. «E se la donna non reagisce ai primi segnali, questa spirale di violenza porta a conseguenza estreme. Le relazioni disturbate che si concludono in tragedia nascono proprio da questo errore» sostiene Stefano Benemeglio.