Matteo Salvini, ai microfoni di ‘6 su Radio1’, spiega le ultime apparizioni in pubblico in Puglia, accanto al figlio di Salvatore Tatarella, ma anche in piazza a Roma, accanto al sindacato Ugl: “Penso che la distinzione tra fascisti e comunisti oramai appassioni Renzi e qualche giornalista; io non mi sento nè di destra nè di sinistra“.
“Se a Foggia il figlio di Salvatore Tatarella mi invita a parlare di autonomia, di Puglia, di sviluppo, del lavoro di suo padre, io ne sono onorato – aggiunge il capo dei leghisti”.
“Se l’Ugl ieri ha scelto di intervenire sul tema del lavoro dalla piazza della Lega a Roma, se le associazioni di volontariato che si occupano di aiuto alla vita si avvicinano alla Lega, io ne sono onorato”.
Il prossimo premier? “Decideranno gli italiani se prevarrà l’idea di centrodestra di Berlusconi, che abbiamo provato, o se è meglio avere un centrodestra che abbia un’impronta più coraggiosa, più dinamica”.
Il segretario del Carroccio esclude poi eventuali alleanze post-elettorali con i 5 Stelle: “Alla prova del governo delle città si dimostrano un fallimento. A parole sono bravissimi, ma poi guardate come stanno amministrando Roma, Torino, Livorno, Ragusa…
Io l’ho chiesto a Berlusconi e agli altri alleati del centrodestra di garantire che chi vota Lega o centrodestra non vedrà mai i suoi voti andare a sostenere governi diversi o governi di sinistra”. Ma su questo il leader di Forza Italia ha già risposto: non c’è bisogno di alcun contratto, nessun patto, perché – sostiene il Cav – tra alleati ci si deve fidare.
Parlando di cittadinanza: “La cittadinanza è qualcosa di così importante che va meritata, va considerata la scelta quando hai 18 anni, quando sei maturo; come la patente, come il diritto di voto”.
In merito al titolo del Corriere della Sera di oggi (‘Salvini cambia registro: gli italiani non sono solo quelli di pelle bianca’), il leader del Carroccio risponde: “E’ un titolo demenziale. Non ho mai distinto, né mai distinguerò gli italiani in base al colore della pelle, alla razza. Il problema non è l’immigrazione. Il problema dell’Italia sono le centinaia di migliaia di clandestini che non scappano dalla guerra ma la guerra ce la stanno portando a Milano, a Roma, Bologna, a Torino”.
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