Sono senza alcun dubbio Matteo Salvini e Luigi Di Maio i veri vincitori delle Politiche 2018, su questo la maggior parte degli osservatori è d’accordo. Del resto, i numeri parlano chiaro. Tuttavia da Forza Italia ci tengono a sottolineare che Salvini ha vinto all’interno di una coalizione di centrodestra, e che da solo con i voti della Lega non andrebbe da nessuna parte. Ecco che Renato Brunetta precisa: “Il popolo sovrano ha votato il Movimento 5 stelle e il centrodestra unito, quindi ha perfettamente ragione Berlusconi quando dice che è il centrodestra il soggetto che deve essere rappresentato nella presidenza delle Camere e all’interno del centrodestra si deciderà chi sarà la figura più adatta”.
Brunetta, tuttavia, avverte: “Il centrodestra potrebbe anche dire ‘diamo una presidenza delle Camere al Partito democratico’, nella linea di un percorso da costruire, di un appoggio esterno ad un prossimo governo. Ma il soggetto, anche in questo caso, è il centrodestra, la coalizione intera”.
Dunque, niente fughe in avanti da parte del leader del Carroccio, che tuttavia non ci pensa neppure a fermarsi. E tanto meno pensa alla possibilità di coinvolgere il Partito Democratico.
“Gli italiani non ci hanno votato per riportare Renzi al governo, nè Renzi nè Boschi, Delrio….”. Cosi’ il segretario della Lega ha risposto riguardo all'”appello” al Pd rivolto oggi da Silvio Berlusconi. Alla domanda se la risposta riguarda anche Gentiloni, “secondo voi chi ha votato Lega vuole Gentiloni al governo?”.
Berlusconi in una intervista alla Stampa, infatti, invita “anche il Pd” a farsi carico del nuovo governo, perché “nessuno, tra chi ha ottenuto un consenso importante dagli elettori, può pensare di non farsi carico della necessità che il Paese sia governato”.
“Credo che responsabilità – prosegue il Cavaliere – significhi prendere atto del fatto che Salvini è il leader del partito più votato all’interno della coalizione più votata. Significa anche la consapevolezza del fatto che nuove elezioni sarebbero allo stesso tempo un pessimo segnale per la democrazia e una strada probabilmente non risolutiva. Meglio, molto meglio perdere qualche settimana per un buon governo, se possibile, che mesi in una nuova campagna elettorale”.
“Lasciare che Salvini conduca le trattative – aggiunge – non esclude cercare delle convergenze con altre forze. Ma sempre nello spirito della lealtà”.
Il Berlusca ci tiene, come spesso fa, a smarcarsi dalla Lega, “siamo alleati ma abbiamo valori diversi” e dunque “mai un partito unico”. Quanto alla formazione del nuovo governo “non vedo come la Lega possa collaborare con i Cinque Stelle. Salvini non farà una scelta così in contrasto con i suoi elettori” e sulla presidenza delle Camere “non ci sono automatismi”, devono essere “figure di garanzia”.
Il leader leghista replica a modo suo: “Non andremo mai al governo se non potremo fare quello che vogliamo realizzare, cancellare la legge Fornero, controllare l’immigrazione clandestina e ridiscutere i trattati europei”. “Chiederemo in Parlamento i voti” che mancano al centrodestra. Con Forza Italia “non ci sono problemi, ci vedremo già questa settimana”.
Anche a sinistra si cerca di capire cosa fare. Sostegno del Pd a un esecutivo 5 stelle? “Non si può, andiamo a sbattere sia noi che voi”, dice quasi dispiaciuto, Ettore Rosato, capogruppo dem, mentre si ferma a parlare con i colleghi pentastellati, Sergio Battelli e Simone Valente. Poi si parla di numeri ed è lo stesso Rosato a snocciolare un po’ di cifre di una ipotetica maggioranza Lega-M5s. Battelli lo interrompe e scuote la testa: “No no, con SALVINI non ci andiamo. Come facciamo?”. Già come si fa?
Il governatore della Toscana, Enrico Rossi, esponente di Liberi e Uguali, le vede così: “Salvini e Di Maio sono fortissimi, ma soli e inconciliabili tra loro. Se davvero volessero dare un governo al Paese dovrebbero fare entrambi un passo indietro, accettare che non possono essere loro i capi di un nuovo governo e di una nuova maggioranza e smetterla di chiedere altri sostegni senza condizioni, aprendosi veramente alla ricerca di alleanze. Sarebbe un primo bagno nella realtà, nella politica come compromesso e si riaprirebbe una dialettica a destra e anche a sinistra. Si permetterebbe al presidente della Repubblica di svolgere a pieno il suo ruolo”. Ma Salvini non ragiona affatto così e punta dritto a palazzo Chigi.