Sono già tre gli esponenti del governo italiano disposti a dialogare con Juan Guaidò, presidente ad interim del Venezuela. Si tratta del ministro dell’Interno Matteo Salvini e dei sottosegretari agli Esteri Guglielmo Picchi e Ricardo Merlo.
Ieri a Quarta Repubblica, su Rete 4, il leader del Carroccio è stato fin troppo chiaro: sul Venezuela, ha detto, “non stiamo facendo una bella figura. Capisco che ci sono sensibilità diverse nel Governo, parte dei nostri alleati ritiene che dobbiamo essere più prudenti, ma è la Costituzione venezuelana che dice che, finito il mandato di Maduro, dittatore rosso, entra in carica il presidente della Camera, Guaidò”.
Nella tarda serata di ieri una nota di Palazzo Chigi assicura, “l’Italia appoggia il desiderio del popolo venezuelano di giungere nei tempi più rapidi a nuove elezioni presidenziali libere e trasparenti, attraverso un percorso pacifico e democratico, nel rispetto del principio di autodeterminazione”, l’Italia “parteciperà attivamente ai lavori del gruppo di Contatto internazionale”.
Poco fa un nuovo tweet di Salvini: “Maduro è fuorilegge, affama, incarcera e tortura il suo popolo. Spero in elezioni libere e democratiche il prima possibile. Sono vicino ai milioni di Italiani, e discendenti di Italiani, che vivono, resistono e soffrono in Venezuela”.
Intanto su Twitter si fa avanti il sottosegretario agli Esteri della Lega, On. Picchi, che cinguetta: “Sono pronto a intensificare il dialogo con Guaidò”. Replica il Sen. Merlo, presidente MAIE: “Yo tambien”. E poi il messaggio a Maduro, “il tuo tempo è scaduto”.
Forse qualcosa sta cambiando, forse la situazione si sta sbloccando. Salvini l’ha fatto capire, “come con la Tav, alla fine un accordo si troverà”. Noi ce l’auguriamo, il mondo ci guarda.