Una settimana dopo la condanna definitiva a 14 mesi di reclusione e le sue dimissioni dalla guida de Il Giornale, Alessandro Sallusti ha deciso di tornare alla direzione, dopo l’appello a rientrare arrivato stamane dalle colonne del quotidiano da parte dell’editore Paolo Berlusconi. Il rischio carcere e’ pero’ tutt’altro che tramontato. Potrebbero, infatti, allungarsi i tempi per l’approvazione del disegno di legge sulla diffamazione in discussione in Commissione Giustizia al Senato. Il provvedimento, nato sull’onda delle proteste per la condanna, andrebbe approvato entro il 26 ottobre per evitare che il giornalista vada in galera. In quella data scade, infatti, la sospensione della pena e Sallusti ha gia’ fatto sapere che non intende chiedere l’affidamento ai servizi sociali.
‘Sarebbe stato arrogante dire di no all’editore’, ha spiegato il direttore, che tornera’ a firmare dopodomani, aggiungendo sul ddl sulla diffamazione che ‘il Senato sta prendendo la cosa seriamente’. ‘Ho fiducia – ha proseguito – che Schifani faccia quello che e’ in suo potere per chiudere la pratica al piu’ presto possibile, poi vedremo alla Camera’. Le ultime notizie da Palazzo Madama non sono pero’ confortanti per Sallusti. La discussione del ddl, iniziata ieri in Commissione in sede deliberante, e’ proseguita oggi e Pd e Terzo Polo hanno chiesto un tempo congruo per l’esame del testo, prospettando anche la possibilita’ di chiedere un passaggio dall’aula. Il presidente della Commissione, Filippo Berselli, del Pdl, ha calendarizzato per martedi’ prossimo cinque audizioni (due associazioni della stampa, l’Associazione nazionale magistrati, il Consiglio nazionale forense e le Camere penali) e fissato per lo stesso giorno alle 12 il termine per la presentazione degli emendamenti, per poi procedere – ha spiegato – all’illustrazione degli stessi nel pomeriggio e passare al voto sempre la prossima settimana.
Martedi’ prossimo sono pero’ in programma le assemblee dei gruppi e non e’ escluso che da li’ arrivi la richiesta di passare dall’aula per l’approvazione. Una richiesta che deve arrivare da un quinto dei componenti della Commissione o da un decimo di quelli dell’Aula. ‘Noi abbiamo chiesto di dare il massimo spazio alla discussione – ha spiegato il capogruppo del Pd in Commissione Giustizia, Silvia Della Monica -, anche perche’ la decisione del presidente Schifani di assegnare il testo in sede deliberante e’ stata presa senza sentire i gruppi. C’e’ una grande convergenza sui contenuti, d’altronde la discussione e’ iniziata gia’ nella scorsa legislatura, ma prenderemo una decisione martedi’ sulla base delle valutazioni concrete sul testo all’esame’.
In Commissione Giustizia alla Camera era inoltre in discussione oggi un altro ddl in materia, firmato da Gaetano Pecorella ed Enrico Costa del Pdl. ‘Quel ddl e’ stato accantonato – ha aggiunto Della Monica – per dare precedenza al provvedimento in discussione al Senato in sede deliberante’.
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