La speranza era quella di trovarci tutti di fronte a una sentenza che desse a Sallusti la possibilità di evitare la condanna al carcere. Fino all’ultimo avevamo creduto in una svolta rispetto a una legge mai cancellata e di sentore intimidatorio. Il direttore del Giornale però è stato condannato in via definitiva dalla Corte di Cassazione. E la decisione di sospendere la pena nulla toglie alla gravità del provvedimento e del momento storico. La libertà di stampa non è assoluta, è stato rimarcato, e possiamo condividerne il concetto. Ma il carcere comminato al direttore del Giornale è una risposta eccessiva e un precedente pericolosissimo per tutti i cittadini, non solo per chi esercita nel campo specifico.
Comunicati a pioggia sulle agenzie: i politici vomitano dichiarazioni, tutti a gridare "vergogna!", come da qualche tempo sentiamo ripetere per ben più gravi comportamenti che rimangono spesso impuniti. Cos’ha fatto la politica fino ad oggi per impedire che casi come quello di Sallusti accadano? Tutto ci appare ipocrita e ripetitivo fino alla nausea. I politici corrotti, che rubano a gogo’ spesso protetti da leggi autopensate e autogestite non vedono (quasi) mai le sbarre di una cella. E un giornalista che, facendo il proprio mestiere, sbaglia anche a non controllare, viene punito con la galera.
Si’, forse Sallusti e’ in questo malaugurato caso colpevole di omissione: ma qui e’ la pena a risultare sproporzionata rispetto all’errore. Il direttore ha reagito con dignità, si è immediatamente dimesso e ha dichiarato che affronterà il carcere e rifiuterà eventuali alternative. Intanto aspettiamo fiduciosi che il ministro Severino intervenga al più presto per correggere una distorsione giuridica di stampo fascista.
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