Alfonso Sabella, magistrato ed ex assessore alla Legalità del Comune di Roma, è intervenuto questa mattina su Radio Cusano Campus. Sabella rivendica i risultati della sua esperienza in Campidoglio: "Roma è la mia città, mi manca l’adrenalina del Campidoglio. Mi piacciono le sfide complicate, sono sempre quelle che ho rincorso nella mia vita. La sfida come Assessore alla Legalità di Roma non è stata persa, la definirei avviata. Le linee che abbiamo tracciato, sulla logica del recupero della Legalità, sono la base dell’attività che sta facendo il commissario governativo su Roma Capitale e non potrebbe essere diversamente. Sono abbastanza soddisfatto di quello che sono riuscito a mettere in campo, però è stato fin troppo poco, anche perché, diciamo la verità, io ero totalmente da solo. Scherzando quando mi dicevano che ero l’assessore alla legalità, io rispondevo che ero l’assessorato alla legalità. Sono stato lasciato solo? No, direi una bugia, all’inizio è stata una mia scelta quella di lavorare in perfetta solitudine, poi ho avuto una squadra di collaboratori, qualche segretario, qualche ragazzo che mi ha aiutato a mettere a posto le carte. Tutte le volte che ho proposto un provvedimento in giunta ho avuto la massima solidarietà dagli altri colleghi e grande collaborazione dagli altri assessori".
Sabella ribadisce che è più difficile cercare di cambiare le cose a Roma che arrestare i mafiosi a Palermo: "Roma purtroppo è stata lasciata abbandonata a sé stessa per troppo tempo e conseguentemente si è creata una classe dirigente di persone sostanzialmente poco formate professionalmente. Se a questo aggiungiamo che in un clima come questo la corruzione ha trovato ampia possibilità di annidarsi, il gioco è fatto. Quando sono arrivato io non ho trovato mafia in Campidoglio, ma tantissima corruzione. Non facciamoci illusioni, non possiamo pensare che con un colpo di spugna si possa distruggere la corruzione. Sicuramente, però, possiamo renderle la vita difficile".
Sabella è duro quando parla di corruzione: "Bisogna rendere sempre più complicata la vita ai corrotti e ai corruttori. C’è un problema di legalità che le imprese si devono porre in questo Paese. Io sono convinto che quasi tutte le imprese che contrattano con la pubblica amministrazione paghino mazzette. Bisogna impedire che nelle imprese passi questo sistema. Ho visto tante cose inquietanti da questo punto di vista. In Italia mancano gli anticorpi legati alla corruzione. La situazione non è quella del 1992, ma non è nemmeno quella che ci si sarebbe aspettati di trovare una volta usciti da Tangentopoli. Probabilmente questo Paese da Tangentopoli non è mai uscito".
Sabella non chiude le porte a un suo eventuale nuovo coinvolgimento politico a Roma: "Se qualcuno dovesse richiamarmi e chiedermi di metterci la faccia per aiutare Roma? Quando Marino mi ha proposto di diventare assessore alla legalità a Roma la proposta sicuramente non era allettante, avrei dovuto fare un lavoro difficilissimo, perdere la mia sede di lavoro e dimezzarmi lo stipendio. Io ho accettato senza indugio per la mia città. Roma è la città dove ho trascorso più tempo nella mia vita, dove vorrei restare fino alla fine dei miei giorni, dove vive mia figlia. Ho imparato ad apprezzare la romanità, che un tempo mi lasciava perplesso. Se c’è da lavorare per la mia città sono sempre e comunque disponibile".
Discussione su questo articolo