Tempi duri per le prostitute straniere in Russia. Il deputato di ‘Russia Giusta’ Oleg Milov ha presentato alla Duma una modifica al Codice di procedura penale che prevede l’espulsione dei cittadini stranieri per una grave violazione amministrativa, tra cui – appunto – l’esercizio e lo sfruttamento del sesso a pagamento.
Stando ai dati pubblicati nel 2012 dal ministero dell’Interno di Mosca, in Russia ci sono piu’ di un milione di prostitute, la maggior parte delle quali straniere.
Secondo Irina Maslova, leader del sindacato delle ‘operatrici del sesso’, Rosa d’argento, si tratta soprattutto di donne ucraine e bielorusse, ma anche di ragazze provenienti dall’Uzbekistan e dalla Moldavia, mentre sono in aumento quelle di origine africana.
L’iniziativa di Milov comunque non riguarda solo la prostituzione, ma anche altre violazioni amministrative, e in generale non piace alle associazioni per la difesa dei diritti umani.
Il capo del sindacato dei lavoratori migranti, Renat Kalimov, teme "soprusi da parte dei tutori della legge" visto che gli stranieri "sono gia’ sorvegliati in modo particolare". Ma anche il responsabile del Consiglio per i diritti dell’uomo presso la presidenza russa, Ievgheni Bobrov, non e’ favorevole al nuovo progetto di legge, anche perche’ secondo lui l’espulsione sarebbe troppo costosa per lo Stato: che dovrebbe sborsare circa 40.000 rubli (quasi 1.000 euro) per ogni persona, senza contare le spese legali e i costi del mantenimento degli immigrati nel centro di accoglienza in attesa del rimpatrio.
"Non si puo’ rimpatriare una persona per un’infrazione amministrativa – dice Bobrov al quotidiano russo Izvestia -, e’ una violazione dell’atto di Helsinki del 1975. Meglio – conclude – aumentare l’ammontare delle multe".
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