"Ci dispiace, ma non c’e’ piu’ tempo". Ventiquattro ore dopo il lungo incontro in streaming con Matteo Renzi, il Movimento 5 Stelle cambia idea. Ringrazia e se ne va. Non c’e’ piu’ spazio per un confronto sulla legge elettorale e le riforme, sentenziano i grillini, che si dicono pronti a votare si’ alle preferenze in Aula, ma chiudono a ogni mediazione. La "patologia del conducator" di Beppe Grillo prevale sulla linea del dialogo perseguita da Luigi Di Maio, si rammarica il Pd. Ma il premier non si scompone e vede "in dirittura" d’arrivo le riforme. A maggior ragione nel giorno in cui a ‘sminare’ il percorso del patto del Nazareno interviene l’assoluzione di Silvio Berlusconi in appello nel processo Ruby.
Nel travagliato percorso delle riforme, la data del 18 luglio era segnata in rosso sul calendario: il timore era che una condanna nel processo Ruby potesse provocare una reazione scomposta di Berlusconi. Da Milano arriva invece l’assoluzione piena. E il leader di FI vede rafforzate le ragioni della scelta riformatrice che lo ha portato a siglare il patto con Renzi: "Avanti con piu’ serenita’", "il percorso politico di Forza Italia non cambia", dichiara.
E il Pd tira un sospiro di sollievo: "Le catastrofi di tanti Nostradamus – esulta il senatore renziano Andrea Marcucci – non si avverano". La rotta non cambia. Renzi, commentando in serata con il suo entourage l’impatto della vicenda sulle riforme, sottolinea: "Siamo in dirittura, lavoriamo sodo per portare a casa il risultato". Di lavoro, e’ consapevole il premier, ce n’e’ ancora da fare, visto il macigno dei 7000 emendamenti che grava sui lavori d’Aula. Ma resta la persuasione, spiegano fonti Pd, di poter concludere la prima lettura entro l’inizio di agosto. Anche se il presidente Pietro Grasso, preoccupato di "mantenere il sottile equilibrio tra la fretta del governo" e lo spazio a un dibattito che non sia "sterile ostruzionismo", e’ "pronto a chiudere il Senato solo a Ferragosto se serve".
Certo, l’assoluzione di Berlusconi "rafforza la strada per cambiare con coraggio il Paese", sottolinea anche il leader di Ncd Angelino Alfano. Mentre il fronte trasversale dei senatori ‘dissidenti’ vede restringersi il proprio spazio di manovra. Non rinunceranno a dare battaglia, ma se FI serra i ranghi l’impresa di rompere le maglie del ddl del governo si fa piu’ ardua. I ‘frondisti’ azzurri assicurano che il loro stringersi attorno al Cav per festeggiare l’assoluzione, non vuol dire che il dissenso sia rientrato. Al contrario, spiegano, ora che non incombe piu’ il ‘macigno’ Ruby, proveranno a convincere Berlusconi a fermarsi a riflettere e discutere delle tante cose da cambiare.
Maggiore rassegnazione a una ‘inesorabile’ tenuta del patto del Nazareno si registra invece tra i parlamentari grillini. "Il patto da’ i suoi frutti, assolto il pregiudicato", sentenziano sui social network. E sembra gia’ complicarsi il dialogo in corso tra M5S e Pd, quando una nota firmata sul blog di Beppe Grillo dalla delegazione guidata da Luigi Di Maio, chiude la porta a una trattativa che sulla legge elettorale sembrava avviata. I grillini dicono "grazie" a Renzi per l’apertura sul tema delle preferenze e dell’immunita’ ma lo invitano a non "chiedere il permesso al pregiudicato" Berlusconi. E, con improvvisa inversione a U, dichiarano: "Non c’e’ piu’ tempo" per tenere aperto il tavolo sulle riforme.
"Saremo pronti a votare la legge elettorale, inclusiva delle preferenze, direttamente in Aula". Il Pd, scettico fin dall’inizio sulla tenuta della ‘linea’ del dialogo incarnata da Di Maio, si stupisce per la tempistica, ma non ha dubbi nel valutare cosa sia accaduto. Ha vinto la "patologia del conducator" di Grillo, osserva Debora Serracchiani. E Renzi commenta con i suoi: "Non hanno fatto a tempo a sedersi al tavolo che subito e’ arrivata la sconfessione a mezzo blog". Ma non e’ ancora detta l’ultima parola, osservano al Nazareno: il seme del dialogo era innestato, puo’ ancora portare qualche frutto. Ma comunque si mettano le cose, "il Pd andra’ avanti per la sua strada".
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