"L’errore di partenza sta in un governo che si intesta la legge elettorale, che addirittura intende metterci la fiducia. L’Italicum prima versione era imprigionata nel Patto del Nazareno, la nuova versione è frutto pressoché esclusivo della volontà di fare una legge ad uso e consumo del partito di maggioranza relativa, cioè il Pd", un "Pd a vocazione leopoldina": così Rosy Bindi, tra i deputati della minoranza dem sostituiti in commissione Affari costituzionali alla Camera, in un’intervista al Manifesto.
"Spero che un giorno Berlusconi ci spieghi perché ha accettato il premio di maggioranza alla lista, anziché alla coalizione – continua l’ex presidente del Pd -. Se c’è una forza che ci perde è la sua. Io ho presentato praticamente solo un emendamento, quello per riportare il premio alla coalizione. E non l’ho fatto per fare un piacere al centrodestra ma per salvare la democrazia dell’alternanza, per non andare verso il partito unico della nazione. E per salvare la natura del mio partito, che vorrei rimanesse ancorato al centrosinistra. Il premio alla lista invece è un bel regalo, oltreché al Pd, a Grillo".
"Considero l’ipotesi di fiducia un’inutile provocazione, un gesto politicamente e costituzionalmente grave. Grave anche dal punto di vista storico: dopo la legge Acerbo e la legge truffa, ci sarà la legge Renzi-Boschi? Contenti loro. Dopo la fiducia ci sarà comunque un voto segreto sul provvedimento. Che senso ha mettere la fiducia?". "Io spero ancora – aggiunge – che la fiducia non venga messa. Ma se verrà messa su un provvedimento che è una prerogativa classica del parlamento, non potrei partecipare al volo. Non prenderei le distanze dal governo, ma da una sua decisione incostituzionale".
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