La calda estate bollente del Movimento Cinque Stelle. Soffia sui grillini il vento delle difficoltà. Inedite, nuove, progressive. I rifiuti e gli scioperi del trasporto pubblico a Roma, la sospensione di Pizzarotti, sindaco di Parma, l’autosospensione di quindici attivisti. “Siamo seduti su una bomba a orologeria” dicono intanto i vertici del movimento davanti ai numerosi fascicoli aperti dai magistrati che indagano sulla gestione dei rifiuti di Roma. Mentre arriva dall’alto, da Beppe Grillo, l’invito/appello alla solidarietà tra gli attivisti. Il comico fondatore del movimento batte cassa. Chiede soldi, siamo in pratica alla questua nazionale. “Serve solidarietà, amico attivista, abbiamo bisogno del tuo aiuto”.
L’appello arriva dalla Riviera di Romagna. Grillo rappresenta il quadro della situazione da Cesenatico. Lontani i tempi della traversata a nuoto dello Stretto di Messina dell’allora sessantaquattrenne Beppe Grillo. I diecimila attivisti sollecitati a provvedere con un contributo pro capite di 30/40 euro. Necessita finanziare il raduno nazionale di M5S in programma a Palermo a fine settembre. “In quel mese e a ottobre e novembre saremo chiamati a convivere con lampi, tuoni e tempeste. Ma noi avremo ombrelli, avremo impermeabili: passeremo attraverso qualsiasi cosa”.
M5S, per cominciare, deve confrontarsi intanto con la polveriera Roma. Dove si ritrova in piena bufera, ben altro rispetto ai lampi, ai tuoni e alla tempesta preannunciati da Grillo. Dopo i rifiuti, il trasporto pubblico. Un settore praticamente prossimo al tracollo, come intendiamo regolarci sindaco Raggi? I romani si ritrovano alle prese, loro malgrado, con una nuova drammatica emergenza. I numeri sono scioccanti: un terzo dei 950 mezzi che dovrebbero circolare nelle strade della Capitale, dal centro storico alle periferie possedute da nuovi fermenti, sono bloccati nelle rimesse Atac. La storica azienda del trasporto capitolino.
La più parte dei bus presenta il telaio distrutto dalle buche e dal fondo sconnesso dei sampietrini. L’aria condizionata funziona su un numero limitato di mezzi. I più vecchi d’Europa, età media 11 anni; i tram hanno in media 32 anni. E nel conto bisogna considerare anche le vetture acquistate nel 1958. Cinquantotto anni fa, bamboli. I motori soffrono i sintomi dell’autocombustione. Il 22% per cento dei mezzi si blocca per guasti; il 35% in questi giorni di agitazioni. I ritardi mandano in
bestia i romani. Abolite per i guasti ai mezzi fino a cinquanta linee in un giorno. I ritardi sono imprecisabili, si può attendere alle fermate anche due ore. Il grave disservizio è diventato ormai una costante.
Ma con la Metro come siamo messi? Per la linea A servono 58 milioni in tre anni; 18 per il breve e medio termine. Come dire, campa cavallo. Quindi, avanti con gli autobus che sono catorci e arrancano lungo tremila chilometri di strade. Frigoriferi d’inverno, fornaci d’estate. Poi, le porte che non funzionano, le frecce che non sempre sono in grado di dare indicazioni. Il 25% dei mezzi si blocca durante l’anno. Il dramma di Roma, in coppia con l’emergenza rifiuti. Una vettura viene abbandonata mediamente ogni mese nel parco della municipalizzazione dei trasporti. Non si contano quelle che vanno in fiamme. Il problema è la manutenzione. Ma anche il sistema. Quello Atac (901 operai per il trasporto in superficie, 816 per i treni della metropolitana) è al collasso, l’azienda affoga in un debito mostruoso, 1,3 miliardi di euro. Il bilancio 2015 si è chiuso con un rosso di 60 milioni.
Linda Meleo, assessore ai trasporti della Capitale, ne ha dato notizia ai giornalisti e ai cittadini. Roma non va avanti, bloccata da un dato raccapricciante: su cento vetture in uscita, un terzo è rientrato per guasto. Il disagio è macroscopico anche in questo periodo di ferie, con la città semi spopolata di romani. Gli autisti sono fermi nei depositi senza bus da guidare. E i poveri cittadini? Messi a cuocere impalati sotto il sole alle fermate, senza poter salire su un bus.
L’amministrazione Raggi si è insediata e ora è chiamata a operare in questa drammatica situazione. L’amministrazione è rosa; grigio antracite Roma. I cinque stelle hanno in eredità numeri da default. Il dossier sulle partecipate è un autentico pachiderma. In Campidoglio vorrebbero evitare le proteste degli utenti e fornire ai romani corse regolari.
La preoccupazione è fatta propria anche dal direttore generale dell’Atac, Marco Redeghieri, ex Expo, veicolato verso la Capitale per risollevare l’azienda sull’orlo del dissesto economico. Il punto fondamentale riguarda la linea della Metro: se le risorse necessarie, diciotto milioni di euro, non saranno arrivate entro ferragosto, Redeghieri potrebbe decidere di lasciare l’incarico. La mission relativa ai soldi appare onestamente di quelle impossibili. Il sindaco Raggi ha chiesto all’assessore al bilancio del Comune il gesto risolutivo. Sarebbe necessaria una magia, ma i maghi sono all’altezza? Sono uomini pure loro, non maghi e neppure geni. Felici noi, superfluo sottolinearlo, di essere clamorosamente smentiti.
Discussione su questo articolo