Metroman, l’artista di strada che dopo aver conquistato Milano sta facendo impazzire i romani, è intervenuto stamattina su Radio Cusano Campus e ha raccontato qualcosa della sua vita: “Cantare in metro è il mio modo per uscire dalla solitudine, ero disoccupato e mi sono inventato questa cosa di cantare in metro. I milanesi l’hanno fatta diventare una cosa grande. Ho iniziato da Milano, lì c’è una bella metro, c’è tanta gente. Poi ho cantato a Torino, a New York, mi mancava Roma ed eccomi qui. L’accoglienza dei romani è stata la più calorosa, quando ho iniziato a fare Baglioni, Venditti, ho sentito un calore particolare, apprezzano di più”.
Metroman è diventato un personaggio virale sul web: “Mi sono inventato la lap dance sul palo mentre canto, prima di fare l’artista di strada facevo boxe, facevo sport. Io sono uno sportivo fallito, mi serviva un qualcosa che mi facesse stare comunque in mezzo la gente. Così mi sono inventato di fare l’artista di strada, ho bisogno di un pubblico. Riesco a mettermi in tasca qualcosina, qualche moneta, ma il fine non sono i soldi, il fine è l’allegria, strappare un sorriso alla gente, fare in modo che qualcuno mi dica bravo. Certi numeri su internet non me li aspettavo, sono contro ogni pronostico”.
All’inizio Metroman ha avuto qualche problema con i suoi ‘colleghi’: “I tutori dell’ordine fino ad ora non mi hanno mai rotto le scatole, ci sono reati peggiori che cantare una canzone in metro. All’inizio gli altri artisti di strada hanno provato a fermarmi, poi sono riuscito a dilagare e loro hanno smesso di infastidirmi. A me va bene che loro cantino, così la gente vede che è meglio l’italiano. Certi lavori che ormai sono solo degli extracomunitari possiamo farli benissimo anche noi italiani”.
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