Ignazio Marino ha presentato le sue dimissioni: "Mi dimetto. Dal lavoro che ho impostato passa il futuro della città", spiega in una nota l’ormai ex sindaco di Roma, che alla fine è crollato sotto al peso degli scandali e delle polemiche dovute alle sue spese di rappresentanza, ma non solo. E’ risultato pesante come un macigno quel “non ho invitato io il sindaco, chiaro?” pronunciato da Papa Francesco sul volo che lo riportava in Italia dopo il suo viaggio negli States.
Marino ai romani spiega di avere scelto di dimettersi “solo per l’interesse della capitale”: "Care romane e cari romani, ho molto riflettuto prima di assumere la mia decisione. L`ho fatto avendo come unica stella polare l`interesse della Capitale d`Italia, della mia città".
LE REAZIONI "A casa Marino e il Pd. Ora la Lega è pronta per far ripartire Roma". Così il segretario federale della Lega Nord dopo le dimissioni del sindaco di Roma. Salvini è pronto a conquistare Roma già da tempo e le dimissioni del sindaco gli aprono davanti una prateria. Si fa sentire anche Giovanni Toti, governatore azzurro della Liguria, che spinge subito perché si vada a elezioni: “Finalmente Marino si dimette. Ora al voto per ridare dignità alla Capitale d’Italia”.
Luigi Di Maio, M5S, vicepresidente della Camera, su Facebook scrive: "Il Sindaco di Roma Ignazio Marino si e’ dimesso. Sapremo se il Comune e’ libero solo dopo l’esito delle prossime elezioni comunali. Sperando ci siano il prima possibile. Abbiamo un miliardo di euro da investire in servizi al cittadino". E poi spiega: “Il nostro Presidente della Commissione sulla Revisione della Spesa ha trovato un miliardo di euro di sprechi e privilegi che ogni anno il Comune di Roma spende inutilmente. Abbiamo un miliardo di euro di spese inutili da tagliare e investire finalmente in trasporti, scuole, strade, servizi sociali e tanto altro. Metteteci alla prova!”.
PER MARINO LA GIORNATA PIU’ LUNGA Per Roma e per Ignazio Marino e’ stato il giorno piu’ lungo della sua consiliatura e forse anche l’ultimo. Una lunga e lenta agonia iniziata a meta’ mattinata con una giunta aperta anche ai consiglieri capitolini per capire il da farsi: da una parte gli assessori di area renziana Causi, Esposito, Rossi Doria e Di Liegro, pronti a presentare le loro dimissioni; dall’altra Marino convinto ad andare avanti. In piazza dopo la calca dei giornalisti sotto la lupa capitolina, le forze dell’ordine decidono, per motivi di ordine pubblico di mettere le transenne, giusto in tempo prima dell’arrivo dei sostenitori delle varie forze politiche di opposizione: da Forza Nuova al Movimento 5 Stelle. Dall’entrata del Campidoglio e’ un via vai di consiglieri, deputati e assessori. Sel conferma di voler staccare la spina sin dal primo minuto, i consiglieri del Pd escono ed entrano senza aprire bocca, quelli di opposizione si dicono pronti ad andare alle elezioni in primavera.
Nel frattempo, pero’, la notizia che tutti aspettano, le dimissioni del sindaco, non arriva. Ad arrivare sono solo le dimissioni di Marco Causi, Stefano Esposito e Luigina Di Liegro. Il resto prende tempo: "c’e’ una discussione in atto, serve una riflessione". Al termine della giunta gli assessori escono senza parlare, grazie anche alla presenza delle transenne. Matteo Orfini convoca prima Sabella e Causi e poi i consiglieri del Pd, al Nazareno. La piazza tra cori pro (pochi) e contro, la maggioranza aspetta. Al calare della sera Sabella e Causi tornano a Palazzo Senatorio: non c’e’ alternativa alle dimissioni degli assessori, il Pd non ne puo’ piu’. Marino aspetta, come aspetta chi e’ giu’, in piazza, dal primo pomeriggio, ma il destino sembra ormai segnato. Ma in serata il sindaco crolla e si dimette.
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