E’ il day after per Gianni Alemanno, quello in cui si fanno le riflessioni, lontano dalle telecamere, quello in cui si cerca di dare delle risposte, magari anche trovando stimoli per ripartire. Quello in cui si regolano anche i conti. Cosi’ nasce la lettera scritta sul suo profilo Facebook dal sindaco uscente indirizzata ‘ai romani e alle romane’, da ringraziare per il voto che gli hanno espresso.
Una lettera in cui Alemanno, come aveva gia’ fatto ieri, dice di assumersi tutte le responsabilita’ della sconfitta. Ma non si limita all’autocritica. Perche’ qualche riga dopo parla di ‘cinque anni di feroce campagna di demonizzazione che ha amplificato al massimo i nostri errori e nascosto il duro lavoro per salvare la citta’ dai debiti del passato e dalla crisi economica nazionale’. E a Ignazio Marino non perdona di essersi sottratto ai confronti. ‘Ha prevalso la logica di chiudersi a catenaccio per non mettere a rischio il vantaggio acquisito – scrive Alemanno – Il risultato e’ che Ignazio Marino si trova ad essere eletto da poco piu’ di un quarto degli aventi diritto al voto’. Dunque le colpe vanno distribuite. E se l’ormai ex sindaco si prende le sue, le circostanze date, sembra dire oggi, erano quelle si perdenti. Gli amici di sempre lo difendono. Il parlamentari Andrea Augello e Vincenzo Piso in testa. ‘Alemanno convoco’ le primarie ma non si presento’ nessuno’, chiosa freddamente Augello, coordinatore della campagna elettorale e ieri il primo ad aver ammesso la sconfitta a trenta minuti dalla chiusura delle urne. Dello stesso avviso Piso, coordinatore del Pdl Lazio: ‘Le primarie, a due mesi dal voto, avrebbero messo in moto un meccanismo troppo complesso che avrebbe messo in discussione tutto’. Ma va oltre: ‘Si commette un errore a pensare che la sconfitta di Alemanno sia un fatto isolato, bisogna guardare a cosa e’ successo in tutta Italia all’interno del Pdl. La crisi e’ generale’. Anche il leader de La Destra Francesco Storace taglia corto: ‘Marino rispetti l’opposizione’.
A dare sfogo alle critiche e’ pero ‘l’unica destra che vince’, per dirla con Giorgia Meloni, ovvero Fabio Rampelli, uno dei fondatori di Fratelli D’Italia e serbatoio di voti a Roma. Rampelli parafrasa la parabola di Marino, e forse non e’ un caso: ‘serviva un candidato piu’ ‘irregolare’ e servivano le primarie, cio’ avrebbe favorito maggiormente il centrodestra’. ‘Ma nessuno puo’ togliere a un sindaco in carica il diritto di sottomettersi al giudizio dei cittadini’, aggiunge caustico forse ricordando che il passo indietro, che molti nel Pdl attendevano, non e’ poi arrivato. ‘Scelte assurde fatte dai vertici e che abbiamo pagato tutti’, tira dritto lapidario Rampelli. E non sara’ un caso che Marino l’onore delle armi l’ha tributato proprio alla formazione di Rampelli: ‘Giorgia Meloni sarebbe stata un candidato serio, forse con lei non ci sarebbe stata una campagna elettorale diversa, senza risentimento e astio’.
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