Il giorno dopo Ignazio Marino, neoletto sindaco di Roma, e’ un fiume in piena. Parla da radio e tv, non nella rituale conferenza stampa, e offre stralci del suo irregolare pensiero piu’ civico che politico. Quel pensiero, visionario ma concreto, che lo ha fatto vincere totalizzando un en plein mai visto a Roma. Al netto dell’astensionismo. Il primo ‘regalo’ che Marino sindaco promette ai romani e’ un sogno che affonda le radici in Ernesto Nathan, Antonio Cederna e Luigi Petroselli: ‘dal 15 agosto i Fori imperiali saranno pedonalizzati’, annuncia. Perche’ ‘Roma deve tornare a sognare e sperare’. ‘Il 14 agosto faro’ l’ultimo giro con la mia Panda rossa su via dei Fori poi ci tornero’ con la mia bici’, dice restituendo un’immagine che finora era rimasta solo nella velleita’ di Cederna e di quel grande progetto quasi utopico di un parco archeologico nel cuore di Roma.
Non ha paura di cambiare Roma Ignazio Marino da sindaco. Sa che forse rischia e infatti scherza, ‘sicuramente poi direte che i Fori pedonalizzati saranno il mio primo errore’, ma siccome ‘Roma deve tornare a sperare’ azzarda progetti mai sperati, appunto. O sepolti nel passato. Cosi’ se Rutelli era il sindaco in motorino lui sara’ il primo cittadino in bici, ‘ci andro’ anche in Campidoglio’. Se Rutelli invento’ i tour nei luoghi piu’ lontani dal centro una volta al mese Marino andra’ nelle periferie ‘una volta alla settimana: quel giorno voglio passarlo fuori dal Palazzo per incontrare le persone, raccogliere criticita’, problemi e insieme cercare di individuare le soluzioni’. Perche’ ‘Roma ha la necessita’ di ritrovare un’anima, uno spirito di comunita”. Promette cosi’ trasparenza e sobrieta’ (‘limitero’ all’essenziale i consulenti esterni’), promette ‘una politica di servizio per riavvicinare i disillusi’ causa dell’astensionismo, non trascura ne’ l’elettorato cattolico auspicando ‘di incontrare il Papa nelle prossime settimane’ ma neanche gli M5S ‘dai quali mi aspetto sostegno sui temi condivisi’.
Parla da sindaco Ignazio Marino e piu’ che un marziano sembra un politico a suo modo, dialogante, ecumenico ma che non risparmia il vetriolo. ‘Ho rispetto per Alemanno, il sindaco uscente va trattato con rispetto ma un candidato molto serio poteva essere Giorgia Meloni, con lei ci sarebbe stata una campagna elettorale diversa, senza risentimento e astio’ dice accusando lo staff del competitor di avere portato avanti ‘una campagna aggressiva’. E anche sul Pd lascia piu’ che intendere.
Ieri aveva precisato che ‘i partiti sono fatti di persone e le persone mi sono state vicine’. Oggi fa i nomi di ‘Guglielmo Epifani e Matteo Renzi’ e poi sottolinea ‘la vicinanza del presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti presente in ogni momento’. Insomma, fa capire, che la sua ‘irregolarita’ e indipendenza se la terra’ cara anche da sindaco, anche nella composizione di una giunta rosa e competente.
Intanto giovedi’ salira’ in Campidoglio ‘con la mia bici rossa’. ‘C’e’ una salita, lo so, ma sono allenato’, chiosa. E forse non si riferisce solo alla strada verso il colle capitolino.
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