Il Caffe’ di Noto e’ il bar piu’ vicino alla sede del governo. Posto in via della Colonna Antonina, ha di fronte Palazzo Chigi e a sinistra la sede dell’Inps. Una doppia prossimita’ che suona ancor piu’ paradossale per i 6 dipendenti e i rispettivi nuclei familiari: da marzo non percepiscono la cassintegrazione e mandano avanti le famiglie con i risparmi e l’aiuto dei familiari.
Matteo D’Accardi, 60 anni, e’ il barista con piu’ esperienza. “Neanche cinque centesimi. Da marzo non percepiamo la cassintegrazione che era stata prestabilita dal presidente Conte. La domanda e’ stata fatta dall’azienda, che ha inviato la documentazione. Questi sono i documenti”, spiega D’Accardi all’agenzia Dire, mostrando gli incartamenti con l’intestazione della Regione Lazio.
Ma cos’e’ successo? “Non riusciamo ad avere il numero di protocollo. Ce lo dovrebbe dare l’azienda, che tuttavia ci dice che non ce l’ha perche’ le domande non sono state accettate. Chi dice una cosa, chi ce ne dice un’altra. L’ultima che abbiamo saputo e’ che le domande ci sono ma l’Inps non le ha lavorate. Ora io mi chiedo: che cosa significa che non le ha lavorate? Stanno ancora sotto?”.
“Qui nella zona siamo in parecchi in queste condizioni, tra via del Corso e Fontana di Trevi”, aggiunge D’Accardi che sta raccogliendo le adesioni per un’azione collettiva a tutela. “Diteci dove dobbiamo andare, con chi dobbiamo parlare, perche’ qui non ce la facciamo più”, spiega il barista.
Tra i colleghi c’e’ anche una signora in attesa.
Come avete fatto ad andare avanti in questi mesi, con quali risorse? “Lo dico subito: io devo ringraziare che mia moglie e’ statale e lavora. E poi mio figlio e’ disabile e percepisce la pensione. Ora io dico: un uomo a 60 anni si deve far campare dal figlio disabile. Ma stiamo scherzando?”.