“Non so se tutti hanno capito, Ottobre la tua grande bellezza: | nei tini grassi come pance piene prepari mosto e ebbrezza” (Francesco Guccini)
“Ottobre seminatore: in terra il seme sogna il fiore, sotterra il buio germoglio sa che il sole domani lo scalderà” (Gianni Rodari)
“Ottobre: una fanciulla lancia in cielo la sua anima piena di luce e un tiratore in agguato la polverizza in migliaia di colori rossi e gialli e marroni” (Fabrizio Caramagna)
“Settembre è il mare. Ottobre è un libro” (Gloria Fuertes)
ROMA HA DUE ESTATI
Evviva; l’ottobrata romana (almeno lei!) è invidiata in tutto il mondo. Se non sapete neanche cosa sia, l’ottobrata, qualcosa vi dirò.
Raramente l’ottobre romano tradisce e anche quest’anno il bel tempo è magnifico, fino ad oggi: addirittura, molti sono andati in spiaggia, per bagni e tintarella fuori stagione. Per la seconda metà di ottobre, non sono previste le stesse meraviglie, ma sappiamo che l’attendibilità dei meteorologi è come quella degli oroscopi: va bene tutto e il contrario di tutto.
LE RADICI STORICHE E GODERECCE
L’ottobrata ha radici storiche: c’erano tradizionali feste che chiudevano la vendemmia. Per celebrare il raccolto, giovedì e domenica le famiglie organizzavano una gita fuori porta (detta “ottobrata”): si partiva su carrette con i campanacci, a bordo di solito delle ragazze. La comitiva seguiva a piedi.
Erano scampagnate goderecce: buon cibo, canti e vino, con nobili e popolani che si mescolavano senza problemi, al terzo bicchiere di vino non si capiva più chi aveva quattro cognomi e chi faceva lo sguattero. Ci si vestiva eccentrici, barocchi, le donne erano piene di fiori e piume. Le zone più frequentate: Testaccio, San Paolo, Monte Mario, San Giovanni e Monteverde.
A TESTACCIO! IN CARROZZA O A PIEDI
Giggi Zanazzo, studioso di tradizioni popolari, ha scritto: “Siccome Testaccio stà vvicino a Roma l’ottobbere ce s’annava volontieri, in carozza e a piedi. Arivati llà sse magnava, se bbeveva quer vino che usciva da le grotte che zampillava, poi s’annava a bballà er sartarello o ssur prato, oppuramente su lo stazzo dell’osteria der Capannone, o sse cantava da povèti, o sse se giôcava a mora”.
L’usanza durò fino ai primi decenni del 1900. Oggi l’ottobre romano resta un mese unico per il clima, la luce, gli odori. L’ottobrata è una seconda estate, le altre città hanno un’estate sola, Roma due.