Quella frattura di una piazza divisa tra giubilo e lutto di quel 26 ottobre 1954 a Trieste ha in qualche modo forgiato la personalità di Roberto Menia, senatore di Fdi e “padre” della legge che vent’anni fa, nel 2004, istituì in tutta Italia la giornata dedicata alla commemorazione dei martiri delle foibe e dell’esodo degli italiani della Venezia Giulia, Istria, Fiume e Dalmazia.
Sua madre – si legge sul quotidiano Libero – quel giorno non aveva granché da festeggiare: “Faccio parte di una generazione nata nel mito della Trieste orgogliosa della sua italianità. Ma mia madre veniva dalla Zona B, e lei si sentiva di far parte di quei circa 50mila italiani che dopo quel giorno cominciarono una nuova onda di esodo, avendo perso tutte le speranze di tornare a vivere nella madrepatria. Non ero ancora nato, ma alla “frattura” è legata oltre che la mia storia familiare anche la mia carriera politica”.
“La mia militanza inizia durante il primo anno di Liceo, quando venne firmato il trattato di Osimo. Scesi in piazza con la mia famiglia e con la bandiera di mia mamma. Questa dualità si è vissuta per generazioni. Tra chi sfoggiava il tricolore e chi la bandiera dell’Istria vestita a lutto”.
Sul 70esimo anniversario del ritorno di Trieste all’Italia Menia dice: “Mi sembra una data un po’ mesta, dico la verità. Ricordo le grandiose adunate del 4 novembre ’68 per i 50 anni dalla vittoria della Grande Guerra, o anche quelle del 50esimo di Trieste italiana. Ma il tempo passa e scolorisce il ricordo”.