Il chiarissimo teorema di Bersani si può sintetizzare così: “Non si può eliminare il contributo pubblico ai partiti, perché altrimenti gli stessi partiti potrebbero essere sostenuti da poteri finanziari occulti e quindi essere condizionati nella gestione della cosa pubblica”. Questa è una colossale “Corazzata Potemkjm fantozziana” che ci perseguita dalla fine della guerra: il finanziamento pubblico infatti, non elimina eventuali colossali sostegni economici – come quelli che, per esempio, ebbero proprio i comunisti dal PCUS sovietico per far fronte ai soldi che arrivavano dai capitalisti americani -, ma li nasconde camuffandoli! Questo richiamo, poi, è un terribile attacco all’onorabilità dei partiti e dei loro componenti: possibile che la classe dirigente del Paese sia talmente meschina e quaquaraqua da essere corrotta da un sostegno economico di qualche magnate? E’ poi un attacco all’intelligenza del popolo italiano, il quale non saprebbe distinguere un falso politico che ha creato un falso partito per installarsi sulle poltrone di comando della Nazione (che poi, comunque può essere mandato a casa).
La dimostrazione, in definitiva, della illogicità della tesi bersaniana sta proprio nel fatto che i veri grandi ladri che si sono annidati nei partiti attuali (tra i quali quelli di Bersani) ci sono grazie esclusivamente a questo maledetto finanziamento pubblico, già sonoramente dichiarato illegittimo dal 90,3% di italiani nel referendum del ‘93. Sono proprio i partiti come quelli guidati da Bersani che hanno dimostrato che quel ripristino anticostituzionale è stato un vero e proprio attentato ladronesco di stampo autoritario-massonico alla Repubblica. Fantozzi direbbe: “Il finanziamento pubblico è una cagata pazzesca!”.
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