Dall’ultimo streaming, ma anche da quello precedente, chi continuava a pensare ai parlamentari grillini come a giovani addomesticati e inesperti ha dovuto ricredersi: quel Danilo Toninelli che ha presentato il Democratellum e non si era ancora messo in evidenza, e’ risultato preparato e deciso; e Luigi Di Maio, che aveva già rivelato capacità di dialogo e volontà di apertura a eventuali utili compromessi sulle riforme istituzionali e sulla legge elettorale, ha potuto confermare il suo ruolo di moderatore flessibile e paziente con il troppo volitivo Renzi. Questa nuova disponibilità a trattative, dopo la piccola debacle elettorale del guru troppo aggressivo, può solo fare bene al movimento e alla buona politica.
E adesso può succedere che sia Renzi a perdere colpi: se fa fallire la via dei "due forni" e si impunta sulla strada berlusconiana già tracciata e chissà se dopo l’assoluzione del leader più pretenziosa, può convincere a salire sul suo carro altri forzisti e cani sciolti, ma deluderebbe di certo la base del suo partito e si creerebbe nuovi nemici.
Ancora oggi Di Maio offre disponibilità ad accomodamenti: negargli ascolto o fare melina senza concedergli i tempi supplementari di una partita così importante sarebbe un errore. Ed errore sarà. Renzi manda avanti la devota ministra Boschi a riaffermare la chiusura dei contatti mentre lui si diletta a fare la spola tra Europa ed Africa. Ma non era Letta quello che aveva le doti di ministro degli Esteri e non era adatto come premier? Così si era espresso Renzi dalla Bignardi mesi fa. Che dire? Servirà ripercorrere corsi e ricorsi? Ricorrendo ai socialnetwork, sulla falsariga della ormai citatissima frase, con l’hashtag "matteostaisereno", si puo’ avvertirlo del pericolo che corre.
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